Da Slashdot a Engadget si fa un gran parlare degli studi di Markus Kuhn (foto in basso), ricercatore tedesco della Cambridge University . Sebbene lo studio risalga al 2004, l’interesse per un argomento delicato come l’ intercettazione a distanza dei monitor a schermo piatto non sembra scemare.
Alla base della ricerca di Kuhn c’è la celebre tecnica phreaking ideata negli anni ’80 dall’olandese Wim van Eck : con un semplice apparecchio televisivo è possibile captare a distanza le emissioni elettromagnetiche di uno schermo a tubo catodico, riproducendone il contenuto sulla TV. La NATO avrebbe speso una fortuna per rendere i propri sistemi invulnerabili a questa minaccia, mentre l’intelligence americana della NSA ha sviluppato un programma apposito, noto con il nome di TEMPEST , per garantire la sicurezza delle sue strutture attraverso la realizzazione di apparecchiature non intercettabili .
Nel 2002 un team di ricercatori della stessa università aveva dimostrato come fosse anche possibile sfruttare soltanto i bagliori emessi da un monitor CRT per ricostruirne il contenuto: tuttavia i monitor a tubo catodico sono ormai dei dinosauri dell’era tecnologica, destinati a sparire da uffici e abitazioni nel giro di pochi anni.
Gli LCD (e più in generale tutte le tecnologie impiegate per la produzione di schermi piatti) differiscono profondamente per costruzione e funzionamento dai vecchi CRT : i meccanismi di deflessione presenti nei tubi catodici, principali responsabili delle emissioni sfruttate da van Eck per i suoi studi, non sono presenti nelle matrici al silicio dei monitor moderni. Il segnale video non deve essere amplificato e il consumo energetico viene drasticamente ridotto: entrambi fattori critici per la tecnica ideata nel lontano 1985.
Gli studi condotti da Kuhn hanno dimostrato che, con qualche variazione di minore entità, l’intercettazione dei monitor a schermo piatto è possibile . Una antenna , un ricevitore AM (a modulazione di ampiezza), un oscilloscopio e un computer bastano per iniziare: il costo di queste apparecchiature si aggira complessivamente attorno ai 1500 euro, una somma del tutto abbordabile per un privato e insignificante per le agenzie governative.
I primi esperimenti sono stati compiuti con un comune computer portatile in commercio: probabilmente a causa dei contatti metallici impiegati per collegare la matrice del LCD alla scheda video, l’emissione elettromagnetica del notebook si è dimostrata più che sufficiente per ottenere una immagine abbastanza nitida da essere totalmente leggibile (vedi immagine a lato). Lo stesso dicasi per i monitor da scrivania, dove il punto debole è la non perfetta schermatura dei cavi.
A rendere più semplice il processo sono le recenti interfacce digitali come quella DVI . Il segnale delle moderne schede video viaggia verso i monitor LCD in modalità seriale : il software di decodifica impiegato per elaborare le emissioni radio non deve fare altro che ridisporre i pixel per ricostruire l’immagine.
Con un piccolo spezzone di filo conduttore avvolto attorno ad un cavo si può migliorare drasticamente l’efficienza del sistema, aumentando la portata utile per il funzionamento delle apparecchiature. Sebbene la tecnica non sia ancora stata perfezionata, Kuhn è riuscito ad ottenere immagini nitide fino a 10 metri di distanza e con 3 pareti divisorie di mezzo: una situazione piuttosto comune in un ufficio, dove spesso i vari spazi sono separati da semplici pannelli in plastica.
Esistono delle tecniche per difendersi? Sebbene sia improbabile che un vicino tenti di spiare i computer negli altri appartamenti, l’ impiego di cavi di buona qualità con schermature adeguate può senz’altro giovare: secondo il ricercatore, la soluzione migliore consiste tuttavia nell’ adottare specifiche tecniche per rendere più complesso l’eventuale algoritmo di decodifica da parte dell’attaccante.
Particolari combinazioni del colore di testo e sfondo, nonché l’adozione di una matrice casuale di pixel di disturbo da inserire nell’immagine visualizzata, possono rendere sicuro il proprio monitor: la stessa interfaccia DVI dispone poi di una serie di tecnologie opzionali che, sebbene non siano state pensate con questo scopo, potrebbero giovare non poco alla privacy .
Luca Annunziata