Roma – La SIAE non ci sta e non ha intenzione di attendere senza reagire le bordate della FIMI , la Federazione dell’industria musicale italiana, dirette contro il monopolio della stessa SIAE sulla gestione dei diritti d’autore in Italia. Una vicenda sulla quale si è sviluppata una cortese querelle i cui esiti sono incerti ma potrebbero avere importanti ripercussioni sull’industria dei contenuti, quella stessa industria che cerca nuove strade nell’era digitale.
Enzo Mazza, direttore generale di FIMI, aveva chiesto nei giorni scorsi che il Parlamento mettesse mano all’articolo 180 della normativa sul diritto d’autore, articolo che in sostanza affida alla SIAE la gestione in esclusiva dei corrispondenti diritti.
Mazza non solo ha evidenziato le perplessità che il ruolo della SIAE ha fin qui suscitato nella Commissione Europea ma ha anche ricordato quanto sia importante che sul fronte della raccolta dei diritti si sviluppi una competizione tra più operatori , passo indispensabile per consentire ai fruitori di scegliere il soggetto di gestione che offra loro le migliori condizioni.
Al dirigente FIMI ha risposto Gianni Profita, direttore generale di SIAE, secondo cui “in tutta Europa e nel mondo esistono Società d’Autori che, nei rispettivi settori artistici (musica, letteratura, teatro ecc.), svolgono in esclusiva l’attività di intermediazione dei diritti economici degli autori ed editori”. “In Italia – ha dichiarato Profita – la disciplina legislativa che riguarda la SIAE è stata più volte valutata e ritenuta legittima dalla Corte Costituzionale ed anche dall’Autorità Antitrust”. Secondo Profita, inoltre, “il ruolo della SIAE è fondamentale per la tutela dei titolari dei diritti d’autore in Italia e nel mondo, anche in forza dei contratti di reciproca rappresentanza che da molti anni intercorrono con le Società di Autori estere e che assicurano la possibilità di un’efficace tutela del diritto d’autore a livello mondiale”. Come a dire, dunque, che non c’è spazio per le critiche delle autorità europee.