Il tribunale dell’Unione europea ha respinto il ricorso presentato da Google contro la multa da 4,343 miliardi di euro inflitta dalla Commissione europea nel 2018. Secondo i giudici, l’azienda di Mountain View ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi Android per consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca. La sanzione è stata però ridotta del 5%.
Google deve pagare 4,125 miliardi di euro
Nella sentenza vengono evidenziate le tre restrizioni imposte ai produttori di dispositivi e agli operatori telefonici: obbligo di preinstallare Google Search e Chrome per ottenere la licenza d’uso del Play Store; divieto di vendere dispositivi con versione di Android diverse da quella approvata da Google; pagamento di una percentuale sui guadagni pubblicitari (revenue sharing), solo se non viene installato un motore di ricerca concorrente.
Secondo la Commissione europea, lo scopo di Google è proteggere la sua posizione dominante e quindi i profitti derivanti dalle inserzioni mostrate nel motore di ricerca. La multa di 4,343 miliardi di euro è stata inflitta per la violazione dell’art. 102 del TFEU. L’azienda di Mountain View aveva presentato ricorso, sottolineando di non avere una posizione dominante (perché c’è anche iOS).
Questa e altre argomentazioni sono state respinte dal Tribunale dell’Unione europea. I giudici hanno confermato quanto evidenziato dalla Commissione europea in merito alle prime due restrizioni. È stata invece annullata la parte relativa al “revenue sharing”, in quanto non rappresenta un abuso. La sanzione è stata quindi ridotta del 5%. Google dovrà pagare 4,125 miliardi di euro e potrà presentare appello alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Questa è la dichiarazione ufficiale di Google:
Siamo delusi dal fatto che il Tribunale non abbia annullato integralmente la decisione. Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e supporta migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo.