Ci sono voluti pochi mesi per mettere in piedi la rete wireless all’interno della sede della Camera dei Deputati: in anticipo di un mese rispetto alla tabella di marcia prospettata, lo scorso martedì è stata annunciata l’attivazione della prima serie di hot-spot che copriranno Transatlantico e cortile.
Nulla da fare, al momento, per l’aula: ma è già stata prevista la sua copertura, che renderebbe la Camera il primo parlamento del mondo coperto da una rete wifi . Plaudono alla notizia i deputati riuniti nella associazione dei parlamentari amici delle nuove tecnologie , presieduti da Franco Grillini che figura tra i principali promotori dell’iniziativa. Chissà come procederanno gli onorevoli per soddisfare Legge Gasparri e Decreto Pisanu , che causano non pochi grattacapi ai Foneros italiani e stranieri.
La stessa associazione degli onorevoli 2.0 ha poi anche annunciato di aver stipulato una convenzione per la fornitura di nuovi cellulari a tutti i parlamentari: si tratta dei cosiddetti cryptofonini , vale a dire terminali PDA prodotti da HTC con incorporato il sistema anti-intercettazione prodotto dalla Caspertech .
Se fossero stati introdotti in precedenza, forse qualcuno si sarebbe risparmiato la pubblicazione di conversazioni imbarazzanti , ma i deputati assicurano che i nuovi telefonini (dotati peraltro di touchscreen, wifi e connessione Edge) saranno soprattutto utilizzati per preservare le “chiamate riguardanti la loro vita privata”. Il costo dei Crypto Smartpro sarà di 999€, e la riservatezza è garantita solo per le conversazioni tra due cellulari di questo tipo. Pare siano in molti gli interessati , ma nessuna informazione trapela su chi ne abbia già chiesto uno e su come intenda pagare.
Non contenti di tutta questa tecnologia in arrivo, mercoledì i deputati questori Albonetti, Colucci e Galante hanno presentato un nuovo progetto sviluppato dal servizio informatico di Montecitorio, per il passaggio dell’intera infrastruttura software della Camera da Windows a Linux . Gradualmente sarà innanzi tutto l’amministrazione a vedere i propri computer cambiare sistema operativo e applicazioni, in favore di programmi open source, ma è stata prevista la creazione di una serie di postazioni col pinguino in biblioteca e addirittura un piano per convincere anche deputati e segreterie al cambio di casacca.
“Si tratta di una decisione straodinaria e rilevantissima”, ha fatto sapere Pietro Folena , ideatore originario dell’iniziativa. “L’istituzione centrale del paese, il parlamento, decide non solo di risparmiare (il che è di per sé un obiettivo importantissimo), ma soprattutto decide di rendersi indipendente sul piano tecnologico , adottando un sistema open source e quindi liberandosi dai vincoli del software proprietario”. L’onorevole si augura che questo esempio costituisca un “importante precedente per tutte le amministrazioni pubbliche”, poiché conclude: “In tal modo si va incontro alle esigenze di trasparenza e di sicurezza che sono doverose per una istituzione pubblica”.
Sull’argomento si è espressa ieri anche Microsoft Italia che ha voluto dissipare ogni dubbio, schierandosi immediatamente a favore dell’iniziativa. “La proposta relativa all’adozione del sistema operativo Linux alla Camera dei Deputati – ha dichiarato in una nota Anna Di Silverio, dirigente del Public Sector di Microsoft Italia – fa riferimento solo all’introduzione della possibilità per i deputati di scegliere la piattaforma software sul proprio desktop, secondo le proprie esigenze, come previsto dal progetto di Bilancio della Camera dei deputati per il prossimo anno finanziario. Aspetto, quello della libera scelta e della non ingerenza normativa, che ci trova concordi nell’ottica del pluralismo informatico”. Secondo Di Silverio gli attuali rapporti tra l’amministrazione della Camera e Microsoft sono non a caso ispirati a citeri di “valutazione improntati al paradigma costi/benefici/rischi, tenendo ben presenti gli obiettivi e le necessità di soluzioni della Pubblica Amministrazione, sia essa centrale che locale”.
Luca Annunziata