La tecnologia è arrivata a permeare pressoché ogni aspetto della nostra vita, talvolta forse in modo eccessivo, ma ci sono dei cassetti che ancora non ci sentiamo pronti ad aprirle. Legittimamente, sia chiaro. Non è del tutto corretto definirli tabù. Sono momenti che per ragioni personali e non riteniamo debbano esserne vissuti in modo raccolto, privato, scevro da qualsiasi forma di intermediazione. Il nostro rapporto con la morte è uno di questi ed è inevitabilmente anche argomento che in molti si trovano purtroppo a dover forzatamente affrontare in questo periodo difficile che interessa tutti.
L’ingerenza della tecnologia nel rapporto con la morte
Parlare di funerali in streaming è un sacrilegio? Crediamo di no, se l’alternativa non c’è. Ci troviamo a scriverne ora che l’emergenza coronavirus impedisce assembramenti e vieta di salutare come si vorrebbe un caro che ci lascia, ma non si tratta certo di una novità. Da una ricerca condotta lo scorso anno oltreoceano emerge che negli Stati Uniti un’agenzia funebre su cinque già offre questo tipo di servizio. Altre si stanno ora attrezzando per far fronte a quella che, per cause di forza maggiore, sembra destinata a diventare una richiesta sempre più frequente.
L’esser pronti o meno ad accettare questa modalità di svolgimento della funzione dipende molto dalla nostra cultura. Ciò che a noi oggi può sembrare un qualcosa sopra le righe, altrove è prassi da tempo: pensiamo a paesi come la Cina, dove le distanze si dilatano enormemente e non sempre è possibile recarsi di persona alle cerimonie. Nel paese asiatico, in occasione del Qingming Festival (ricorrenza nota anche come Giorno della Pulizia delle Tombe) è ormai pratica consueta per le famiglie affidare a terzi la cura dei luoghi in cui sono sepolti i propri affetti seguendo l’attività da remoto e non è inusuale trovare codici QR collocati sulle lapidi.
È ad ogni modo del tutto comprensibile che in molti non vedano di buon occhio l’ingerenza tecnologica in un aspetto delle nostre vite che da sempre approcciamo in maniera intima e raccolta, ognuno a modo suo. Ricordiamo però anche come tanti abbiano storto il naso di fronte alla pubblicazione dei primi necrologi online, come se la loro smaterializzazione dal supporto cartaceo li rendesse meno rispettosi della memoria di chi non c’è più.
Forse è solo questione di tempo e il funerale in streaming non sarà più equiparato a una profanazione, anche quando cause contingenti non lo renderanno l’unica alternativa possibile. Forse rivedremo anche il nostro rapporto con la morte e con chi ci lascia, così come abbiamo profondamente e radicalmente messo in discussione, talvolta senza che ce ne accorgessimo, quello con la vita e le nostre modalità di relazione sociale, proprio grazie, o per colpa, della tecnologia.