Milano – John Glenn era nato nel 1921 in Ohio , si era laureato in ingegneria e aveva sposato alla vigilia dell’impegno USA nella seconda guerra mondiale la sua fidanzata della vita. Dopo aver collezionato missioni su missioni nei teatri bellici del Pacifico, era diventato prima pilota istruttore e poi collaudatore: all’alba della corsa spaziale venne selezionato per il nascente programma USA, fino a diventare uomo simbolo con la missione Mercury che portò lui per primo in orbita con una capsula a stelle e strice . Poi sarebbe diventato un senatore e poi di nuovo un astronauta. John Gleen è morto ieri, 8 dicembre, all’età di 95 anni.
La figura di John Glenn è già stata consegnata alla storia da molti anni: l’immagine di lui, ormai 77enne, quando nel 1998 tornò a bordo di uno Shuttle per consentire agli scienziati di valutare gli effetti dell’assenza di gravità sul fisico pur eccezionale di un uomo arrivato alla terza età, lo ha reso per sempre immortale. Allo stesso modo, nel corso della Guerra Fredda, divenne il simbolo della rincorsa USA al primato stabilitò dall’Unione Sovietica con Gagarin e lo Sputnik : Glenn era l’uomo-immagine del programma spaziale a stelle e strisce, americano fino al midollo e asceso al ruolo di eroe nazionale sfruttato per mostrare la faccia amichevole e calda della NASA contrapposta alla gelida programmazione russa.
Deluso dall’esclusione dai programmi Mercury e Apollo, Glenn lasciò il corpo degli astronauti che pur aveva contribuito a plasmare e nel 1964 si candidò al Senato per occupare il seggio dell’Ohio. Un piccolo incidente domestico lo costrinse a rinviare il suo arrivo a Washington al 1974: avrebbe occupato quel seggio fino al 1995, contrassegnando questi 20 anni con il suo impegno per la lotta alla proliferazione nucleare . Nella sua carriera politica c’è anche un tentativo per arrivare alla Presidenza USA, fallito senza neppure riuscire a ricevere la nomina. Abbandonato il Senato, come detto, tornò a bordo dello Shuttle: lo attendevano altre 134 orbite e oltre 200 ore nello spazio, oltre la barriera dei 100 chilometri di altitudine .
Alla vita e alle imprese di John Glenn è stato dedicato anche un lungometraggio, “Uomini veri” ( The Right Stuff ), uscito nel 1983 e tratto da un libro omonimo di qualche anno prima. Glenn era uno dei magnifici 7, i primi astronauti selezionati dalla neonata NASA , che dopo aver sfidato la morte per testare i primi velivoli sperimentali capaci di superare il muro del suono si imbarcarono in un programma ancora più rischioso ancora tutto da scrivere che li avrebbe portati nello spazio.
La morte di John Glenn è arrivata quasi di sorpresa nella mattinata USA: a 95 anni sembrava quasi che l’astronauta fosse in gara per diventare immortale . L’enorme mole di tributi ed elogi arrivati da ogni parte in queste ore, testimonia l’importanza che la sua figura ha avuto nell’America del dopoguerra e il valore riconosciuto ai pionieri dello spazio nella cultura d’Oltreoceano.
Luca Annunziata