Motorola ha annunciato che avvierà un progetto dedicato allo sviluppo di uno smartphone modulare e personalizzabile in ogni componente da parte degli utenti.
Guidato dal gruppo di Motorola Advanced Technology, il progetto che prende il nome “Ara” intende sviluppare una piattaforma hardware open e free : l’idea è quella di offrire un prodotto personalizzabile nelle minime funzioni dagli utenti, nonché ovviare al problema della veloce obsolescenza (con conseguente impatto sui rifiuti elettronici) degli smartphone attualmente in circolazione.
Questi, infatti, spesso vengono sostituiti da modelli aggiornati solo nella durata della batteria o nella qualità di alcuni componenti, come la fotocamera, il supporto di determinate applicazioni o la qualità dello schermo: offrendo la possibilità di sostituire semplicemente e comodamente anche solo i singoli componenti, Motorola pensa di poter allungare notevolmente la vita complessiva di un apparecchio.
Questa soluzione è arrivata sull’onda di MAKEwithMOTO , l’iniziativa che l’ha vista organizzare, con un camion pieno di smartphone e loro componenti varie, una serie di workshop che anche solo dalle immagini appaiono assolutamente stimolanti : si vedono studenti ed appassionati che, adattando programmi e tecnologie a disposizione, provano ad inventare e a sviluppare idee e spunti molto interessanti (ad esempio, applicazioni per supportare le conversazioni degli utenti non udenti). Il racconto che Motorola fa di questa esperienza fa appello allo spirito geek degli appassionati di tecnologia: si parla di open hardware, filosofia dell’hacking (del significato originale del termine to hack , del metter mano alle cose, del provare a fare da sé per puro spirito di sfida) e poi ancora di “attrezzatura per stampa 3D di alto livello” ed open innovation.
Proprio questo entusiasmo sembra aver spinto Motorola ad ignorare il fallimento del tentativo di laptop personalizzabile di Intel (Whitebook initiative) e delle difficoltà che si potrebbero incontrare dal punto di vista regolamentare : per essere immessi sul mercato i singoli modelli di smartphone negli USA devono essere approvati dall’FCC, ma ci si potrebbe trovare in difficoltà davanti ad un modello senza una forma definitiva.
Peraltro, l’idea che Motorola alla fine ha tratto da questa esperienza non è altro che una propria versione di quella partorita e proposta da Dave Hakkens, il creatore di Phonebloks: Motorola ha annunciato che collaborerà proprio con lui e con la community che ha già raccolto intorno alla sua proposta di cellulare modulare.
Phonebloks si basa su un concetto tanto semplice quanto accattivante: una scheda madre, che Motorola chiama “endoscheletro”, su cui è possibile decidere quali componenti (chiamati “moduli”) montare di volta in volta attraverso dei semplici perni.
Ogni singolo modulo di componenti è removibile e sostituibile con una funzione più gradita o una versione migliore del medesimo componente , a seconda della necessità: questi possono andare dal modulo WiFi al giroscopio, passando per una batteria extra, una fotocamera più performante o il processore per una nuova applicazione.
Anche nel caso del progetto di Motorola, come in quello di Phonebloks, l’obiettivo dichiarato è quello di creare un ecosistema dinamico sia a livello di utenti (raccogliendo la base degli utilizzatori di smartphone) sia di sviluppatori: pur non parlando di tecnologie standard (discorso che rappresenta piuttosto un riconoscimento legale di una forma condivisa da tutti i produttori) il fatto che parli di open e free hardware sembra poter incoraggiare il dibattito e lo sbocciare di proposte.
Claudio Tamburrino