Eric Schmidt, CEO di Google e parte centrale del “triumvirato” Brin-Schmidt-Page che guida il colosso dell’advertising online, è convinto della inesistente e (a suo dire) inutile privacy nelle cose di rete. Una delle reazioni più significative alle dichiarazioni di Schmidt arriva da un uomo chiave di Mozilla, partner storico di Mountain View: il rapporto fra alleati rischia di diventare sempre più controverso.
Schmidt ha sostanzialmente dato del pazzo a chi creda che usando un qualsiasi servizio offerto da Google possa esserci la pur remota possibilità che le informazioni riservate (indirizzi IP, siti visitati e non solo) rimangano un segreto per quanti avessero un interesse legittimo a consultarle. Risponde a stretto giro di blog il direttore dello sviluppo di Mozilla Asa Dotzler, che invita con la stessa schiettezza usata da Schmidt ad abbandonare Google e installare un add-on di Bing su Firefox.
“Bing ha una politica per la privacy migliore di quella di Google”, dice senza mezzi termini Dotzler, suggerendo la non tanto velata possibilità che passare ai servizi di Microsoft sia comunque meglio che affidarsi a Mountain View per chi abbia realmente a cuore la riservatezza dei propri dati. Il post di Dotzler esprime quella che sembra un’idea personale di un veterano Mozilla (che ha contribuito a fondare il progetto Firefox durante il transito da Netscape a Mozilla nel 2002) ma che non ha molto a che fare con la posizione “ufficiale” dell’intera Fondazione .
Microsoft, lo storico avversario nella guerra dei browser, la società che ha allegato Internet Explorer ai suoi sistemi operativi, sarebbe molto meglio, nelle parole di Dotzler, dell’azienda con cui Mozilla è impegnata in una partnership che frutta più del 90% degli introiti della Fondazione e da cui tuttora dipende la sua futura sopravvivenza.
Il pensiero dello sviluppatore segue d’altronde le parole altrettanto franche seguite all’entrata diretta di Google, nell’ormai lontano 2008, nel mercato dei browser web con Chrome: “Google è essenzialmente un’azienda di advertising – disse allora Dotzler – E così che fanno soldi. (…) Più informazioni sono in grado di conoscere sui loro utenti, più efficacemente sono convinti di propinare pubblicità, più soldi credono di poter fare. Questo è il dato fondamentale”.
Nopn è concesso sapere se le parole di Dotzler vadano interpretate come un segno dell’inesorabile raffreddamento dei rapporti tra Mozilla e Google: le ipotesi che circolano da tempo sulla cessazione della partnership tra le due entità dopo il 2011 (anno in cui scadrà l’accordo recentemente rinnovato) assumono però una nuova e preoccupante consistenza. Trovare nuovi canali di finanziamento capaci di sostituire le decine di milioni di dollari attualmente forniti da Google non sarebbe più insomma una “alternativa” ma una necessità vitale da cui dipende il destino stesso della Fondazione.
Alfonso Maruccia