Divisa tra le lusinghe della pubblicità e il desiderio degli utenti di detenere il controllo sui contenuti mediati dal suo browser, Mozilla è tornata a pronunciarsi nell’attualissimo dibattito in materia di adblocking e di filtri sul web: tre sono i principi sui quali invita a riflettere.
“Il blocco dei contenuti è qui per restare ed è parte integrante della nostra esperienza online”, scrive Denelle Dixon-Thayer, a capo del dipartimento legale e business di Mozilla: Apple è ora al centro del dibattito, con l’apertura agli adblocker coincisa con l’avvento di iOS9, ma secondo le rilevazioni dell’azienda specializzata nel contrasto degli adblocker PageFair nei mesi scorsi 48 milioni di utenti di Firefox impiegavano sistemi per schivare la pubblicità, e lo stesso browser Firefox è alla base di prodotti come Adblock Plus per Android.
Mozilla, dal canto suo, ha sempre sostenuto di volersi schierare a favore degli utenti, con l’ adesione e il rinnovato supporto alle policy do not track, ma anche dimostrando come i sistemi di tracciamento operati in primo luogo dall’advertising contribuiscano ad allungare i tempi di caricamento delle pagine, ai danni dell’esperienza d’uso dei cittadini della Rete. È proprio in quest’ottica, quella del controllo rivendicato dagli utenti in termini di privacy e di traffico di dati, che la Fondazione intende affrontare il tema dell’adblocking.
Ma la Fondazione lo fa con i dovuti distinguo: “alcuni sistemi per bloccare i contenuti possono essere dannosi” spiega Dixon-Thayer citando ad esempio “servizi che creino nuovi gatekeeper capaci di decretare vincitori e vinti nell’ambito editoriale o che favoriscano i propri contenuti ai danni di quelli altrui”.
Ad esempio, Adblock Plus ha di recente comunicato di voler supportare economicamente i soggetti che intendano implementare le sue liste: se nonostante le rassicurazioni di Adblock Plus si verificassero i timori degli osservatori più critici rispetto all’operazione, un servizio del genere potrebbe polarizzare tutti gli sforzi dell’industria di settore, arrivando a detenere un grande potere rispetto agli operatori dell’advertising e dell’editoria. Immaginando uno scenario ancora più radicale, un servizio di adblocking potrebbe intrappolare i propri utenti in un Web parziale, privandoli del controllo e del libero arbitrio riguardo alla scelta dei contenuti da filtrare. Mozilla, pur non chiamando in causa alcun operatore di settore, ha dichiarato il proprio impegno per scongiurare queste potenziali derive e per questo motivo propone tre principi sulla base dei quali sviluppare soluzioni per bloccare contenuti realmente incentrate sull’utente.
La Fondazione suggerisce in primo luogo di basarsi sulla neutralità dei contenuti : “ci si dovrebe concentrare sui bisogni dell’utente (ad esempio performance, sicurezza e privacy) invece di bloccare dei determinati tipi di contenuti (ad esempio l’advertising)”.
All’utente, poi, dovrebbero essere garantiti trasparenza e controllo : al cittadino della Rete spetta declinare i filtri come più ritiene utile, e per questo motivo deve essere chiaramente informato di cosa viene bloccato, così che abbia la possibilità di renderlo eventualmente accessibile.
Il fiorente mercato dei filtri dovrebbe poi coinvolgere tutti gli attori della catena del valore, compresi i fornitori di contenuti che eventualmente rimangano imbrigliati nei setacci: solo in uno spirito di openness, di dialogo e di partecipazione, suggerisce Mozilla, si può sviluppare un ecosistema Web aperto nel quale le esigenze degli utenti trovino un punto di incontro con le dinamiche del mercato. Quello della pubblicità online, del resto, è un aspetto al quale nemmeno Mozilla può rinunciare .
Gaia Bottà