Il World Wide Web Consortium (W3C) rispedisce al mittente la proposta della Digital Advertising Alliance (DAA) per specifiche Do Not Track compatibili sia con la privacy degli utenti che con le esigenze del business pubblicitario. Le specifiche sono inaccettabili, ha sancito il W3C, perché in contrasto con gli obiettivi del consorzio del Web e con il consenso dei membri del gruppo.
La proposta DDA e la bozza di specifiche in attesa di adozione sono diverse in quattro aree fondamentali, comunica il W3C, e cioè nella definizione del termine “tracciamento” nelle definizioni di raccolta, conservazione, uso e condivisione dei dati, nella definizione dei dati “de-identificati” e nei limiti sull’uso degli ID unici. Il testo proposto da DDA, spiegano dal W3C, o è troppo limitato nelle coperture o agisce in evidente contrasto con quanto specificato dalla bozza ufficiale.
La decisione del W3C di scartare la proposta dei pubblicitari ha ovviamente provocato la reazione piccata delle associazioni di settore, che in un comunicato esprimono il proprio disappunto e si ergono a paladine della scelta degli utenti – che vogliono la privacy, certo, ma non disdegnano l’advertising personalizzato e sono comunque interessati a scegliere con precisione quando farsi tracciare e quando no.
I pubblicitari chiudono le comunicazioni con una velata minaccia di boicottaggio delle specifiche Do Not Track su cui è al lavoro il W3C, perché a DAA e sodali non va giù l’approccio del consorzio e preferiscono continuare a sviluppare le proprie soluzioni disponibili gratuitamente per gli utenti finali in tutto il mondo.
Ancora meno velata è infine la critica che l’Interactive Advertising Bureau (IAB) dedica a Mozilla, società entrata nel mirino delle organizzazioni di categoria a causa delle sue ultime iniziative sul blocco dell’installazione di cookie di terze parti e relativa infrastruttura di valutazione (The Cookie Clearinghouse) sviluppata assieme alla Stanford Law School.
Nelle parole del presidente di IAB Randall Rothenberg, la Foundation di Firefox è governata da “un sistema di valori anti-business” e vive “all’interno di un bozzolo filato da tecno-libertari ed élite accademiche che credono nella libertà per tutti, fintanto che sono loro a stabilire la definizione di libertà”.
Le regole contro i cookie traccianti proposte da Mozilla saranno devastanti soprattutto per i piccoli business telematici, dice Rothenberg, e distruggeranno un settore economico che vale miliardi. La soluzione? Per IAB, Mozilla deve entrare a far parte dell’organizzazione e collaborare a più ampio spettro con i signori dell’advertising.
Alfonso Maruccia