Mozilla: preoccupati per Firefox

Mozilla: preoccupati per Firefox

Gary Kovacs, CEO da 1 anno, fa il punto della situazione. E spiega che l'integrazione verticale del rampante universo mobile rischia di tagliare fuori la competizione. Ivi compreso il panda rosso
Gary Kovacs, CEO da 1 anno, fa il punto della situazione. E spiega che l'integrazione verticale del rampante universo mobile rischia di tagliare fuori la competizione. Ivi compreso il panda rosso

Gary Kovacs festeggia il suo primo anno come CEO di Mozilla guardando indietro agli sforzi sin qui fatti per rinnovare il business della corporation, e dicendosi un po’ preoccupato (anzi “nervoso”) per quello che è il modello di browser standard imposto da aziende come Apple, Google e RIM attive nel mercato mobile.

Dall’alto degli oltre 450 milioni di utenti che usano il browser Firefox, Kovacs vanta l’impegno profuso dal management Mozilla che l’hanno portata a trasformare un prodotto che si aggiornava ogni 15 mesi in una “app” che si aggiorna quasi con la stessa frequenza di una luna nuova.

Tantissimi utenti e in particolare le aziende non l’hanno presa granché bene , nondimeno il CEO Mozilla sostiene che il ciclo di sviluppo veloce era necessario per far tornare Firefox alla guida dell’evoluzione di Internet e delle tecnologie del web: una evoluzione che (sempre a parere di Kovacs) oggi si muove con velocità enormemente superiori rispetto anche solo a un anno fa.

Uno dei problemi “fondamentali” che Kovacs è attualmente costretto a fronteggiare è la possibilità che Mozilla Firefox diventi irrilevante nella cosiddetta (ipotetica) “era mobile”: un’era in cui Internet viene “sfogliata” prevalentemente sugli smartphone e gli altri gadget mobil,e piuttosto che su PC (Windows, Linux e quant’altro).

Kovacs dice che a suo parere c’è spazio per la competizione anche in questa supposta era della telematica in mobilità, ma è altresì “davvero preoccupato” in merito alla politica delle grosse corporation (Apple, Google, Microsoft) di integrare browser predefiniti nei rispettivi sistemi operativi mobile. Anche il mondo dovrebbe essere preoccupato di un’integrazione così verticale, dice Kovacs.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
11 ott 2011
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