Michael Robertson, il cui multiforme ingegno ha dato vita agli antesignani dei servizi musicali della Rete di oggi, è stato sconfitto dall’industria del copyright: i suoi servizi MP3tunes.com e Sideload.com, che offrivano agli utenti una combinazione di download a pagamento e stoccaggio di archivi musicali personali, sono stati giudicati fuorilegge, ad anni dalla loro chiusura.
A determinare la condanna dei servizi fondati da Robertson, la caparbietà della fu EMI Music e delle etichette e dei publisher che raccoglieva: era il 2007 quando avevano sporto denuncia contro i due servizi, che a dire dell’accusa sarebbero stati una perfetta combinazione per incoraggiare la produzione e la distribuzione di copie di brani musicali non autorizzate. MP3tunes, oltre ad essere uno store per il download di brani privi di DRM, disponeva di spazi in cui archiviare file musicali al pari dell’altra creatura di Robertson, Mp3.com ( costretto dall’industria della musica alla resa ), e al pari degli attuali e diffusissimi cyberlocker. Sideload.com, invece, si configurava come un peculiare motore di ricerca per brani mp3 disponibili in Rete: un servizio che si poneva come i tanti intermediari che ora lottano per il diritto di link a contenuti condivisi sotto la responsabilità di terzi.
Robertson ha sempre lottato con entusiasmo, ha ottenuto delle vittorie importanti, come il parere di un giudice di New York che nel 2011 aveva assolto MP3tunes paragonando la sua posizione a quella di intermediari come Google, protetti dalle previsioni del DMCA che sanciscono la non responsabilità di piattaforme che garantiscono la rimozione dei contenuti segnalati come illeciti. Una garanzia che Robertson non offriva però per gli spazi di archiviazione personali degli utenti e per certi brani che, a dire dell’imprenditore, non erano che dei promo distribuiti gratuitamente dall’industria stessa.
Oltre duemila sono però le opere coperte da diritto d’autore per cui Robertson è tornato a confrontarsi con la giustizia: la giuria, se da un lato ha accettato pacificamente il fatto che Robertson non abbia agito sugli spazi personali degli utenti, si è espressa a favore delle etichette ritenendolo responsabile di aver gestito MP3tunes chiudendo un occhio sui probabili casi di violazione del copyright che si sono consumati sulla piattaforma senza che siano stati segnalati dall’industria dei contenuti.
Le parti coinvolte, in questi giorni, esporranno le rispettive prove per la stima dei danni: secondo gli osservatori si potrebbe trattare di una cifra milionaria. Robertson, pur non avendo rinunciato a dare sfogo alla propria creatività imprenditoriale nel campo della musica digitale, è stato già costretto a dichiarare la bancarotta di MP3tunes.com, schiacciato dai debiti e dall’enormità delle spese legali necessarie a contrastare i colossi dell’industria del copyright.
Gaia Bottà