Micheal Robertson, lungimirante imprenditore che ha dato vita a servizi musicali capaci di anticipare lo scenario della Rete di oggi, dovrà pagare all’industria della musica una cifra che si aggira intorno ai 41 milioni di dollari. La sua colpa è stata quella di aver chiuso un occhio, di non aver vigilato con attenzione sui propri utenti, per sopprimere le violazioni del diritto d’autore che i detentori dei diritti non hanno denunciato.
Nei giorni scorsi la fu EMI, dopo anni di battaglie, ha ottenuto che un tribunale determinasse la colpevolezza di Robertson nella gestione degli ormai chiusi MP3tunes.com e Sideload.com , un tandem di servizi che, oltre all’acquisto di brani musicali privi di DRM, permetteva di cercare musica disponibile in Rete e di archiviarla in spazi personali. A Robertson, nel corso del processo, è stata riconosciuta la prontezza nel rimuovere i file segnalati dai detentori dei diritti come in violazione del copyright: l’imprenditore, però, non avrebbe agito sugli spazi personali degli utenti pur intuendo che il meccanismo proposto incoraggiasse le violazioni.
Il caso parallelo nel quale si è tracciata la stima dei danni si è appena concluso: uno degli avvocati delle schiere di EMI ha anticipato a Reuters che il conto presentato a Robertson si aggira intorno ai 41 milioni di dollari per le 2.100 opere utilizzate senza autorizzazione. La sentenza, corposa ed intricata, richiederà un’analisi più approfondita dei legali della parti, ma è dato sapere fin da ora che a Robertson sono stati inflitti 7,5 milioni di dollari di danni punitivi , oltre ai danni fissati dai termini della legge.
Confrontando i 41 milioni di dollari con le stime formulate dagli osservatori nei giorni scorsi, che calcolavano danni fino a 63 milioni di dollari, è possibile intuire che il tribunale non abbia valutato opportuno richiedere il massimo dei danni previsti per legge. È evidente però che per Robertson, costretto a dichiarare bancarotta per MP3tunes, schiacciato dai debiti su cui hanno pesato le spese legali, avrà ovvie difficoltà a corrispondere la somma. Mentre dunque l’industria festeggia il proprio successo, Robertson starebbe già preparando l’appello .
Gaia Bottà