Nell’ottobre del 2009 ,la Baia più famosa del file sharing selvaggio era costretta a spostarsi ancora, dopo il temporaneo hosting su server in Ucraina. Inseguita da BREIN – l’organizzazione anti-pirateria olandese – The Pirate Bay si era trasferita nei Paesi Bassi, tornando raggiungibile grazie all’hosting di Cyberbunker : un data center decisamente poco ortodosso.
Un vero e proprio bunker, capace di resistere ad attacchi atomici e impulsi elettromagnetici, creato dalla NATO nel periodo della guerra fredda. BREIN , in una caccia al provider scatenata ormai in tutta Europa, era tuttavia riuscita ad arrivare anche lì, ottenendo però un secco due di picche da parte della squadra di Cyberbunker , non intenzionata a scollegare la Baia.
Ma a quanto pare BREIN non è stato l’unico paladino anti-pirateria ad aver stanato i pirati dal bunker olandese. Stando a quanto recentemente riportato dal sito TorrentFreak , il data center avrebbe ricevuto lo scorso novembre una minacciosa lettera legale, firmata dall’industria riunita del cinema, la Motion Picture Association of America (MPAA).
Alla base della missiva la presunta violazione del copyright da parte non soltanto di The Pirate Bay , ma anche di una serie di siti web tra cui Watch-Movies-Online.tv , Movie2K.com , NovaMov.com e MovShare.com . Tutti ospitati dal provider CB3ROB/Cyberbunker . Che a sua volta sarebbe ben consapevole delle loro attività illecite, quindi corresponsabile delle violazioni dal momento in cui non avrebbe fatto alcunché per fermarle.
A quel punto un ultimatum da parte di MPAA: fermare l’hosting o affrontare una causa legale in territorio tedesco. Ultimatum respinto dallo stesso data center, che – in quanto mero intermediario – non si è affatto sentito responsabile delle varie violazioni.
Sempre stando a TorrentFreak , un responsabile di Cyberbunker avrebbe quindi aggiunto che le specifiche leggi tedesche siano in linea con quest’ultima posizione, garantendo ai vari ISP l’immunità nel momento in cui non diano inizio al trasferimento dei dati, non selezionino gli indirizzi IP relativi e non vadano a modificare le informazioni da trasferire. Tre cose che il data center non avrebbe mai fatto.
Mauro Vecchio