MPAA corre in aiuto di SpiderMan

MPAA corre in aiuto di SpiderMan

L'associazione delle major porta avanti la sua campagna contro le videocamere in sala, promuovendo la collaborazione di personale e pubblico. Con un balletto di cifre che strappa qualche sorriso
L'associazione delle major porta avanti la sua campagna contro le videocamere in sala, promuovendo la collaborazione di personale e pubblico. Con un balletto di cifre che strappa qualche sorriso

Il successo al botteghino di SpiderMan 3 sarebbe anche il risultato della attenta vigilanza in sala del personale. A sostenerlo è MPAA , l’associazione che riunisce le major cinematografiche, che da anni sostiene una lotta senza tregua agli screener , colpevoli di riprendere con una videocamera i film in prima visione per condividerli su Internet.

A nulla servono le considerazioni di techdirt riguardo i tempi tecnici necessari a distribuire in rete le riprese effettuate al cinema: per MPAA i record di Peter Parker e soci nel primo weekend di programmazione sono frutto della attenta policy di controllo messa in piedi dai gestori dei cinema per garantire ai propri associati il rispetto delle leggi sul copyright.

L’associazione comunica che 31 sono i gaglioffi pizzicati con una telecamera in sala, anche grazie ai sistemi di visione notturna e al premio di 500 dollari promesso per ogni segnalazione al personale di sala: ben 18 i fermi tramutati in arresti .

I 31, si spiega in un comunicato stampa , sono stati individuati non solo negli USA ma anche in Argentina, Germania, Malaysia, Russia, Sudafrica, Taiwan e Regno Unito. Un dato che per certi versi contraddice i numeri diffusi dalla stessa MPAA solo poche settimane fa proprio sul fenomeno delle riprese dei film di prima visione in sala: fino ad oggi era il Canada la nazione indicata come la principale responsabile del fenomeno, con punte di recording abusivo e successiva immissione dei materiali su Internet che riguardano il 40 per cento (o era il 70 ?) sul totale dei film.

Alla base del successo canadese c’è una sorta di vuoto legislativo : in Canada non è reato effettuare riprese al cinema , al contrario degli Stati Uniti dove si rischiano fino cinque anni di reclusione e una multa di 250mila dollari anche alla prima trasgressione. L’Italia per una volta è all’avanguardia, avendo adottato tra i primi paesi al mondo una legislazione che preveda pene severe per gli screener.

Chiunque abbia avuto per le mani un esempio di CAM-rip, è comunque perfettamente al corrente dei limiti di questo tipo di copie pirata: video sfocato o incompleto, magari con le teste degli spettatori della fila davanti in campo, audio scadente o del tutto incomprensibile. Un pessimo metodo insomma per gustarsi un capolavoro di effetti speciali e grafica computerizzata come l’ultima fatica di Sam Raimi. A chi importa dunque di queste pessime versioni , magari riprese con un cellulare?

A quanto pare importa ad MPAA. Con una dichiarazione da sceriffo di un western di serie B, il presidente della NATO (National Association of Theatre Owners) John Fithian avverte i potenziali trasgressori: ” vi troveremo, vi fermeremo, e vi faremo arrestare “. Secondo le cifre fornite dalle associazioni di categoria, il 90 per cento dei film immessi illegalmente in rete proverrebbe da riprese effettuate in sala, con un danno stimato in circa 18 miliardi di dollari.

Ma se il meccanismo di controllo funziona tanto bene, maligna Engadget , perché costringere gli spettatori a sorbirsi gli spot antipirateria prima del film?

Luca Annunziata

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Pubblicato il
23 mag 2007
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