MPAA: i provider sono autolesionisti

MPAA: i provider sono autolesionisti

L'ultima verità snocciolata da Hollywood è che i provider pagano caro l'ingolfamento delle loro reti da parte di utenti P2P senza scrupoli. Parole affidate al vento, sperando che possano raggiungere qualcuno
L'ultima verità snocciolata da Hollywood è che i provider pagano caro l'ingolfamento delle loro reti da parte di utenti P2P senza scrupoli. Parole affidate al vento, sperando che possano raggiungere qualcuno

Non si rassegnano gli studios di Hollywood e tornano all’attacco degli ISP: i provider, dicono, soffrono gravemente gli abusi che molti utenti perpetrano sulle reti del peer-to-peer, quando scaricano a più non posso saturando tutta la banda disponibile. Ed è per questo che i provider devono schierarsi con MPAA nella SLP, la Santa Lotta alla Pirateria.

Questo il messaggio che per l’ennesima volta il chairman e CEO di MPAA, Dan Glickman, si è sentito in dovere di lanciare sui media: il ragionamento è fin troppo semplice, tanto semplice da non tenere presente la relazione diretta e più volte ammessa dagli stessi provider tra nuova clientela broad band e disponibilità di servizi P2P. Se è vero che ci sono alcuni provider, anche in Italia , che ricorrono a sistemi di filtering per gestire il P2P nell’era del VoIP e del multimedia, al blocco vero e proprio delle applicazioni di sharing ancora non si è arrivati. Il motivo sta tutto nella loro inossidabile ed anzi crescente popolarità.

Il CEO di MPAA Dettagli su cui Glickman glissa, preferendo sottolineare che il “rapporto conflittuale” che le major hanno avuto per lungo tempo con i provider “sta cambiando”. E questo perché “i loro profitti si basano sull’uso legittimo delle proprie reti e sempre più hanno reti intasate da materiale abusivo, con la banda che ne viene occupata”. Una visione che tira dentro i nuovi servizi offerti dagli ISP ma che non solo sembra minimizzare l’enorme impatto del P2P sulle scelte dei consumatori ma anche dimentica per strada le infinite iniziative legali con cui la stessa MPAA, così come altre associazioni legate ai grandi produttori di contenuti, hanno investito i provider a tutte le latitudini.

Che MPAA voglia una collaborazione dei provider è peraltro cosa nota e di quando in quando ribadita, nei modi più diversi. Basti pensare che solo un mese fa MPAA consigliava all’autorità TLC statunitense di non varare leggi a favore della neutralità della rete , posizione studiata per consentire agli ISP di dare più facilmente priorità diversificate al traffico Internet e, dunque, di rallentare, comprimere e magari sopprimere il traffico P2P.

Il futuro? Secondo Glickman è quello di una stretta collaborazione con i provider e di distribuzione di contenuti protetti da sistemi anticopia e dai quali non sia possibile creare, ad esempio, mashup, utilizzando e riutilizzando i materiali delle major. “La gente – ha dichiarato – molto semplicemente non ha il diritto di usare le opere protette a proprio piacimento”. La strada di MPAA alla comprensione delle dinamiche Internet, dunque, sembrerebbe ancora molto lunga.

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Pubblicato il
19 set 2007
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