“Queste proposte di legge sono morte, non torneranno mai più”. Parola di Chris Dodd, attuale CEO dell’associazione cinematografica statunitense Motion Picture Association of America (MPAA). In un recente incontro al Commonwealth Club di San Francisco, l’ex-senatore del Connecticut avrebbe certamente preferito parlare d’altro, evitando di concentrarsi sui due disegni di legge che hanno scatenato la rivolta nel vasto ecosistema digitale.
“SOPA e PIPA non dovrebbero più tornare. Piuttosto, dovremmo sederci e discutere con il settore tecnologico e i principali oppositori dei due disegni di legge”, ha continuato Dodd. Lo stesso CEO di MPAA ha ricordato i giorni in cui il web scatenava la gigantesca ondata di protesta per boicottare le proposte di tutela del copyright sulle nuove reti di comunicazione elettronica .
“Tra i co-sponsor delle due leggi, la gente iniziava a ritirarsi col passare dei minuti, nemmeno delle ore”, ha ricordato Dodd, che si è comunque soffermato sulle operazioni di rimozione delle pagine web colte in violazione del diritto d’autore. Nello scorso anno, il gigante Google avrebbe rimosso qualcosa come 5 milioni di pagine per violazione del copyright . Come a dire che SOPA e PIPA non sarebbero state poi così astruse.
Se SOPA e PIPA sono morte, il nuovo meccanismo basato sui copyright alerts sembra ormai pronto con la collaborazione dei principali provider statunitensi. “Un programma educativo”, assicura Dodd, che non andrà a punire bensì a distogliere l’attenzione dei netizen dalle piattaforme per la condivisione illecita dei contenuti. MPAA non perseguirà gli abbonati cercando informazioni dai provider a stelle e strisce .
Mauro Vecchio