Washington – Il ben noto accordo di cooperazione che lega Microsoft e Novell non ha quasi più segreti. Pochi giorni fa il testo del contratto stipulato lo scorso novembre tra le due aziende è infatti stato pubblico sul sito della Securities and Exchange Commission.
Sebbene i dettagli dell’accordo fossero in larga parte già noti, nelle 27 pagine che lo compongono si trova almeno un’informazione inedita: la definizione di ” clone product “.
I “cloni” sarebbero, stando a quanto emerge dall’accordo, quei software che mimano più o meno fedelmente le funzionalità e l’interfaccia grafica dei prodotti di BigM o implementano le medesime Application Programming Interface (API): tali prodotti, secondo i termini dell’intesa, non sono coperti delle protezioni legali fornite da Microsoft agli utenti di SUSE Linux. Come si può immaginare, in tale definizione potrebbero rientrare non pochi software open source, a partire da OpenOffice, Wine, Mono ed Evolution.
Va detto che il testo del documento, su questo punto, è tutt’altro che chiaro: ad esempio, cita espressamente i nomi di OpenOffice, Wine e OpenXchange senza però asserire esplicitamente che questi siano dei “cloni”. Ma il solo fatto di citarli, seppure per escluderli da un’eccezione alla clausola, mette di fatto questi prodotti fra quelli più a rischio .
Nel rapporto di 144 pagine presentato alla SEC da Novell si trova almeno un altro punto d’interesse. Nella sezione Risks , dove l’azienda elenca i rischi potenziali al proprio business, Novell ammette che l’imminente approvazione della licenza GPL3 potrebbe impedire a Microsoft di continuare a distribuire certificati di SUSE Linux o impedire a Novell di distribuire codice coperto da questa licenza.
Novell elenca anche tra i rischi l’eventuale, ma improbabile, sconfitta in tribunale contro SCO Group . Come si ricorderà, le due aziende sono in causa per una complessa questione relativa alle proprietà intellettuali di Unix System V.