Redmond – Oggigiorno, per sfuggire all’estesa pratica di catalogazione delle identità da parte dei tanti piccoli grandi fratelli telematici, basta generalmente mentire sulla propria identità al momento della registrazione su un sito web. Se la nuova trovata tecnologica di Microsoft andrà in porto, tale “trucco” non servirà più a niente: a parlare per l’utente saranno le sue abitudini di surfing , i file temporanei del browser e i nuovi “biscottini” salva-preferenze, ancora più invasivi e traccianti di quelli correntemente usati da IE, Firefox e compagnia.
Di Grande Fratello made in Redmond parla il NewScientist : con il nuovo software Microsoft, in via di sviluppo nei laboratori di ricerca della multinazionale, il concetto di privacy assumerà nuovi significati . Tale mirabilia tecnologia sarà in grado di estrapolare, secondo metodologie probabilistiche opportunamente istruite, nome, età, sesso e luogo di residenza dalla semplice lettura dei dati del navigatore Internet.
Il lavoro di ricerca parte da studi precedentemente condotti, secondo cui esistono forti correlazioni tra le caratteristiche personali e le abitudini di utilizzo del web . Lo sostiene Jian Hu, ingegnere del software per Microsoft in quel di Pechino: gli studi dicono ad esempio che il 74% delle donne va alla ricerca di informazioni mediche e sulla salute contro il 58% degli uomini; o che il 34% delle navigatrici è interessata ad argomenti religiosi contro il 25% della controparte maschile.
Oltre alla cache del browser, gli algoritmi del nuovo software avrebbero bisogno di cookie di nuova generazione o, in alternativa, di server proxy che si occupino di gestire in maniera discreta ma costante gli archivi delle pagine web visitate dagli utenti . Per ora Microsoft sarebbe già potenzialmente in grado di individuare con una certa accuratezza il sesso e l’età dei navigatori, ma i ricercatori che ci stanno lavorando sperano di arrivare a “raffinare i profili che contengono informazioni demografiche falsate”, scoprire insomma chi mente sulle proprie abitudini e sui propri dati, e magari un giorno prevedere l’occupazione, l’età e la residenza dei netizen.
Un software che sia in grado di ricavare in maniera autonoma una simile quantità di dati personali fa naturalmente discutere per le implicazioni sulla privacy: Ross Anderson, esperto di sicurezza dell’Università di Cambridge, prevede che l’adozione estesa di una simile soluzione provocherebbe un gran numero di grattacapi legali a BigM . “Stanno probabilmente commettendo reati in un certo numero di paesi se stanno rendendo disponibile un software pensato per contravvenire alle procedure di sicurezza che gli utenti utilizzano per difendere la propria privacy – ha dichiarato Anderson al NewScientist – incluse le leggi sul controllo delle esportazioni e quelle anti-cracker”.
Questioni legali a parte, l’iniziativa rientrerebbe in toto nei piani di Microsoft per il web e gli utenti a prova di cracker e falsari di identità: come già riportato , da Redmond stanno spingendo per un’adozione quanto più vasta possibile di Windows CardSpace , tecnologia integrata sia in Windows Vista che in Windows 2003/XP (sotto forma di add-on) e pensata per la creazione di un metasistema unificato di gestione delle identità , sicuro e interoperabile per l’intera Internet.
Una comodità unica per gli utenti certo, ma soprattutto per gli operatori e i gestori della sicurezza, e magari, suggerisce Slashdot , anche per i federali americani e le forze dell’ordine di ogni grado e paese, che troverebbero in Microsoft un alleato prezioso con tutte le risposte necessarie ad individuare pericolosi cracker o chiunque contravvenga alle regolamentazioni dello status quo . Casi del genere sono già avvenuti, un controllo ancora più estensivo permetterebbe altresì di accedere a dati ancora più precisi e utili per la caccia ai trasgressori telematici.
Alfonso Maruccia