Mt. Gox ha emesso un breve comunicato per dar conto degli accadimenti delle ultime settimane o, meglio, per prendere tempo.
Gli utenti dell’exchange giapponese sono stati quelli che maggiormente hanno subito le conseguenze dello sfruttamento del bug legato alla cosiddetta “malleabilità delle transazioni”: Mt. Gox non sembra esser riuscito a rispondere tempestivamente all’incontrollabile volubilità dei Bitcoin scambiati sulla propria piattaforma e a tenere le fila delle transazioni. Alla fine è stato costretto a bloccare il proprio sito.
Solo ora, tuttavia, ha cercato di dare una seppur minima giustificazione alla scelta: “È stata presa la decisione di chiudere temporaneamente tutte le transazioni in modo tale da proteggere i nostri utenti. Stiamo monitorando da vicino la situazione e reagiremo di conseguenza”.
In realtà l’exchange dice poco circa le motivazioni dell’improvviso blocco delle operazioni, nonché del fatto che con esse sia al momento disabilitato il servizio di supporto ai proprio clienti .
Un po’ più di chiarezza arriva invece in via informale: mentre ci sono indiscrezioni circa indagini delle autorità nipponiche e statunitensi nei confronti di Mt. Gox, è stato di fatto confermato dal CEO dell’exchange il documento rinvenuto dall’imprenditore e blogger Ryan Selkis che, oltre a quantificare le perdite in 744.408 bitcoin (circa 338 milioni di dollari), parlava delle possibili strategie che la giapponese poteva adottare per sopravvivere: la più papabile sembra al momento il rebranding dei suoi servizi .
Si tratta d’altronde di un momento cruciale non solo per Mt. Gox ma in generale per Bitcoin, un momento in cui qualsiasi scelta è determinante: l’hype che si è creato intorno alla criptomoneta nell’ultimo anno, oltre a fargli guadagnare gli onori della cronaca ed il successo di pubblico, ha determinato un boom improvviso difficilmente controllabile, in cui i soggetti interessati e gli operatori nati nel settore non mancano di audacia ma devono ancora passare il vaglio del mercato e delle problematiche inevitabilmente legate ad un nuovo prodotto.
Così, la prima grande crisi – legata ad un bug – di Bitcoin, può tracciare la linea di demarcazione tra cosa sarebbe potuto essere e cosa sarà della criptomoneta: tutto sta nel capire se Bitcoin Foundation e gli operatori principali saranno in grado di rispondere alle nuove esigenze e alle problematiche sollevate dal mercato.
Da ultimo – per esempio – alcuni portafogli Bitcoin, insieme a quelli di LiteCoin, FeatherCoin ed altre 27 valute digitali, sono finiti nel mirino di una botnet chiamata Pony : come la crittomoneta reagirà a questa nuova minaccia contribuirà a determinare anche il futuro di Bitcoin ed in particolare della fiducia che gli utenti gli potranno accordare.
Claudio Tamburrino