Termina oggi uno degli scontri legali più lunghi in assoluto. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha respinto il ricorso della Commissione europea e confermato l’annullamento della multa di 1,06 miliardi di euro inflitta ad Intel oltre 15 anni fa. Ci sarà tuttavia quello che nel settore del cinema viene chiamato “sequel spin-off”.
Vittoria definitiva per Intel
La Commissione europea aveva inflitto nel 2009 ad Intel una sanzione di 1,06 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel mercato dei processori. Le pratiche contestate sono denominate sconti condizionati e restrizioni allo scoperto. Nel primo caso, Intel avrebbe promesso sconti a quattro OEM (HP, Dell, NEC e Lenovo), se avessero acquistato esclusivamente i suoi processori per PC e notebook. Nel secondo caso, Intel avrebbe concesso pagamenti ai principali produttori OEM subordinati alla condizione che ritardassero o annullassero il lancio di PC e notebook con processori AMD.
Il Tribunale dell’Unione europea aveva respinto il ricorso dell’azienda californiana nel 2014, ma la Corte di Giustizia ha annullato la sentenza nel 2017 e rinviato il caso al Tribunale. Quest’ultimo ha annullato parzialmente la decisione della Commissione e completamente la multa all’inizio del 2022.
La Commissione ha quindi presentato ricorso alla Corte di Giustizia che oggi ha dato definitivamente ragione ad Intel (PDF). Con la sentenza finisce quindi uno scontro legale durato oltre 15 anni.
Il Tribunale aveva però confermato la parte della decisione della Commissione relativa alle restrizioni allo scoperto. Intel non ha presentato appello, quindi la Commissione ha ricalcolato la sanzione in 376,36 milioni di euro. Per questo motivo si prevede un “sequel spin-off” dello scontro originale.
Intel è oggi impegnata in una profonda ristrutturazione aziendale per ridurre i costi. Anche se vende ancora più processori di AMD, l’azienda californiana non domina il mercato come in passato. Anzi rischia di essere acquisita da Qualcomm.