Come era prevedibile, la Commissione europea ha deciso di presentare appello alla Corte di Giustizia contro l’annullamento della multa da 1,06 miliardi di euro inflitta ad Intel nel 2009. Lo scontro legale proseguirà quindi a distanza di quasi 13 anni dalla conclusione del procedimento e oltre 21 anni dalla denuncia presentata da AMD.
Nuove prove contro Intel?
In seguito alle indagini, la Commissione europea aveva accertato che Intel aveva adottato due pratiche commerciali scorrette: sconti condizionati e restrizioni allo scoperto. Nel primo caso aveva applicato sconti a quattro produttori (HP, Dell, NEC e Lenovo) che avevano acquistato esclusivamente i suoi processori. Nel secondo caso, Intel ha concesso pagamenti ai principali produttori OEM subordinati alla condizione che ritardassero o annullassero il lancio di PC e notebook con processori AMD.
Per le due infrazioni era stata inflitta ad Intel una multa di 1,06 miliardi di euro. L’azienda californiana aveva presentato ricorso al tribunale dell’Unione europea nel 2012, ma era stato rigettato nel 2014. Il successivo appello alla Corte di Giustizia era stato accolto nel 2017, quindi il caso è stato riesaminato dal tribunale di primo grado che ha dato ragione ad Intel. La sanzione è stata annullata a gennaio perché la Commissione non ha fornito prove sufficienti per dimostrare le pratiche anticoncorrenziali di Intel.
La Commissione europea ha deciso di presentare appello alla Corte di Giustizia, ma dovrà riformulare le accuse per avere ragione. La vicenda non avrà comunque una soluzione rapida. Si prevedono altre puntate dello scontro legale che dura da quasi 13 anni (oltre 21 anni dalla denuncia di AMD).