Muore l'inquinatore del P2P

Muore l'inquinatore del P2P

Overpeer chiude. Gioiscono i fan del peer-to-peer ma la crescita del file sharing non è mai stata messa in discussione dalle tecnologie invasive diffuse dall'azienda su richiesta delle major
Overpeer chiude. Gioiscono i fan del peer-to-peer ma la crescita del file sharing non è mai stata messa in discussione dalle tecnologie invasive diffuse dall'azienda su richiesta delle major


New York (USA) – Overpeer cessa le operazioni. Lo ha annunciato in questi giorni LoudEye , la corporation che diede vita all’azienda e che offrì, a partire dal 2001, i suoi servigi all’industria dei contenuti, in particolare a quella musicale.

Come ben sanno i lettori di Punto Informatico, Overpeer ha avuto il singolare ruolo di “inquinare” le reti del peer-to-peer, in particolare quelle FastTrack, utilizzate da piattaforme di scambio che hanno conosciuto una enorme popolarità come Kazaa .

Un’azione di disturbo messa a punto dalle major che consisteva nel creare migliaia di peer fasulli , ossia di “utenti” fittizi, che ponevano in condivisione file corrotti o falsi, sfruttando la debolezza dell’algoritmo UU Hash utilizzato da Fast Track. UU Hash, come tutti gli algoritmi di questo tipo, è concepito per consentire l’identificazione esatta di ciascun file e consentire così al software di scambio di operare efficacemente. Ma è un’identificazione che viene facilmente superata, semplicemente associando a qualsiasi file, anche ad un file corrotto, un codice hash che mantiene solo l’apparenza di un codice legittimo.

Overpeer, il cui sito al momento rimane attivo, è stata anche accusata di andare ben oltre, ovvero di diffondere in quei file adware ed altri software invasivi , inficiando quindi ulteriormente le potenzialità della rete di scambio.

L’impiego delle tecnologie Overpeer ha in effetti consentito all’industria di colpire proprio Kazaa, che solo qualche anno fa era all’apice della sua popolarità, arrivando ad inquinare, secondo alcune stime, la metà dei file circolanti . Si ritiene che queste attività abbiano avuto un impatto fondamentale nel crollo della popolarità di Kazaa.

Annota Slyck.com : “Il successo di Overpeer, però, si è fermato a Fasttrack. Nessun altro network P2P utilizza UU Hash per proteggere i file da questo genere di manipolazioni. Molti altri utilizzano MD5, Tiger Tree o altri metodi di hashing che aggirano i tentativi di Overpeer”. La conseguenza dell’operazione Overpeer è nota: mano a mano che la sua mano si allungava sulle reti di scambio più popolari, gli utenti si guardavano intorno, approdando a nuove reti di scambio, da quelle su tecnologie eDonkey a quelle basate su BitTorrent, che superavano Fasttrack da molti punti di vista.

La prima grande migrazione di utenti avvenne all’epoca del primo Napster quando, chiuso per volontà delle major, decine di milioni di utenti andarono a caccia di alternative. Qualcosa del genere Overpeer l’ha causata anche con Kazaa ed altri software Fasttrack, dando carburante a network diversi basati su tecnologie differenti.

Nel complesso, sottolinea ancora Slyck.com, “il numero di persone connesse (contemporaneamente, ndr.) ad una rete di file sharing o ad un network peer-to-peer all’epoca dell’introduzione di Overpeer era inferiore ai 3 milioni. Oggi si stima che, escludendo BitTorrent, il numero sia di quasi 10 milioni”. Dati che, confermati da diversi studi che parlano di una continua crescita della condivisione di file , preoccupano l’industria e confermano la vitalità dei sistemi di scambio, spinti in ogni direzione di sviluppo da una domanda che rimane enorme pur legata ad un’attività considerata illegale in un numero sempre più elevato di paesi.

LoudEye ha dunque voluto liberarsi di Overpeer sia perché l’industria che ne aveva acquistato i servizi sta perseguendo nuovi mezzi di contenimento del P2P sia perché Overpeer non ha mai rappresentato il cuore delle attività di Loudeye, una società concentrata sullo sviluppo e la vendita di sistemi legittimi di distribuzione di contenuti digitali, di analisi del mercato e via dicendo.

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Pubblicato il
12 dic 2005
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