La morte dei giornali? “Tra i nostri amici giornalisti ci sono troppi cinici che si ingannano e che sono troppo impegnati a scrivere il proprio coccodrillo per lasciarsi entusiasmare da questa opportunità”: sono parole del magnate Rupert Murdoch. A suo parere il business dell’informazione non morirà ma “raggiungerà nuovi picchi nel corso del 21esimo secolo”.
È passato del tempo da quando il tycoon ha bollato la rete come un’amenità, come un modello perdente: Murdoch ha avuto modo di tornare sui propri passi , di affondare i tentacoli di NewsCorp nella rete, di infilare le news nei social network, di comprarsi il Wall Street Journal ripensandone il modello di business.
Ora rassicura tutti gli operatori dell’informazione: l’editoria cambierà forma ma non morirà, il mercato della rete è tutto da conquistare: “In questo secolo appena iniziato potrebbe cambiare la forma di distribuzione – ammette Murdoch – ma il potenziale bacino di utenza per i nostri contenuti si moltiplicherà più e più volte”. Trasformandosi in “brand di informazione”, “distribuendo le notizie e pubblicità personalizzata attraverso i feed RSS, attraverso le email fino ai telefonini” ma restando fonti affidabili e autorevoli, i giornali non devono temere la concorrenza dei cittadini della rete e dei loro blog: vivranno una nuova fase di fulgore.
Ciò che importa, spiega Murdoch, è bilanciare nuove e ataviche aspettative della readership. Il magnate chiarisce illustrando il futuro del Wall Street Journal. Ci saranno tre livelli declinati a seconda delle esigenze del pubblico: news accessibili a tutti gratuitamente, news disponibili a coloro che hanno effettuato una sottoscrizione e news premium e personalizzabili, “notizie e analisi finanziarie di alto livello che proverranno da tutto il mondo”. ( G.B. )