Le ultime stime della società di analisi NDP Group sullo stato di salute del mercato musicale in mano alle major non lascia adito a dubbi: nel giro due anni (2007-2009) il numero complessivo di persone che investe in acquisti si è ridotto di 24 milioni. Giù anche il P2P, mentre i servizi digitali offrono qualche conferma e molti dubbi sulla validità di certe modalità di fruizione fornite oggidì ai consumatori.
Secondo i dati NDP presentati in occasione del Digital Music Forum , il settore più colpito dall’emorragia di utenza pagante è quello dei CD (meno 33 milioni). Gli acquirenti di musica in formato digitale online sono in crescita, ma non abbastanza da mitigare gli effetti dell’emorragia dei supporti ottici inventati da Philips negli anni ’80.
Incassata la fotografia già nota del declino inesorabile del tradizionale modello di business delle grandi sorelle (Sony, UMG, Warner, EMI), la platea del forum sulla musica tenutosi a New York ha avuto modo di registrare anche qualche buona notizia riguardante lo scenario generale: tra il 2007 e il 2009 lo sharing di contenuti musicali a mezzo P2P si è ridotto del 6%, segno del fatto che l’illegalità non ha ancora soppiantato del tutto i vecchi modelli di distribuzione e i servizi online a pagamento cominciano a fare presa su una parte dei condivisori.
E gli album, da sempre formato prediletto di espressione musicale e dell’impresa commerciale, registrano un aumento di richiesta in digitale: NDP concorda con Nielsen sul fatto che i consumatori di musica tendano, sul lungo periodo, a prediligere progetti di più ampio respiro rispetto alle tracce singole messe in vendita in maniera disomogenea rispetto al resto del catalogo di un artista.
I servizi online capaci di portare a un aumento sostanzioso di vendite in digitale (+41%) sono le Internet radio come Pandora , dice NDP, mentre i portali gratuiti che offrono musica in streaming a piacimento dell’utente come Spotify scoraggiano l’acquisto pesando dunque in negativo sul business delle major. Il dato fa il paio con l’ intenzione espressa da Warner di abbandonare gli streaming free, e a questo punto l’atteso lancio di Spotify in Nordamerica potrebbe anche subire una battuta d’arresto.
Luci e ombre, insomma, per i servizi musicali in formato digitale, ma c’è chi è ancora pronto a scommettere sulla loro validità e in particolare ad investire 10 milioni di dollari in MOG. Il servizio, basato su sottoscrizioni a pagamento, dice di essere diverso da Spotify e soprattutto di poter convertire il 17% degli utenti che sottoscrivono il periodo di prova gratuito in consumatori paganti.
A margine dell’impero della musica statunitense, Niensen Soundscan ha comunicato anche i dati riguardanti la kermesse nazionalpopolare di San Remo e l’andamento delle canzoni che hanno partecipato alla gara. FIMI parla di un vero e proprio “boom di download” (+164%) rispetto all’anno scorso, con un traino positivo anche sulle vendite dei CD per gli artisti esibitisi durante la manifestazione.
Alfonso Maruccia