I dati FIMI sono inequivocabili: a fronte di una crescita del mercato musicale pari al 34% nel primo semestre del 2021, il mondo degli streaming in abbonamento registra un aumento dei ricavi del 41%. La musica passa sempre di più dal digitale, insomma, ed il fronte online si fa traino della ripresa del settore dopo i difficilissimi mesi della pandemia e dell’assenza della musica “live”.
Analogico e digitale
Il dato è importante non solo per il valore assoluto registrato in questa cruciale fase di rilancio, ma soprattutto perché ad affermarsi è la formula in abbonamento. Quel che appare evidente, insomma, è che l’utenza stia acquisendo la fruizione dello streaming in abbonamento come nuova abitudine conclamata e standard, diventando modalità di ricerca, scoperta e accesso al repertorio musicale. Ciò non offre soltanto spessore agli introiti, ma va a formattare il modello di business generale più in profondità e getta basi solide per il futuro prossimo.
A farsi notare è paradossalmente al tempo stesso tanto il futuro prossimo della musica, quanto il passato remoto: il vinile continua a crescere (+189%), riaffermando il proprio momento positivo e la sua piena complementarità con la dimensione più digitale ed eterea della fruizione musicale. Le nuove uscite (qui il catalogo Amazon) ed il basso costo dei nuovi giradischi vintage (bastano poche decine di euro) dimostrano come la dimensione analogica della musica e quella digitale possano convivere, nutrendosi a vicenda e coprendo così ogni tipo di esigenza nelle differenti esperienze di fruizione.
Quel che conta è l’emozione: che giunga da un vinile o da Spotify, l’importante è che a risultarne premiata sia l’arte in ogni sua sfaccettatura.