Sicuramente la flat generalizzata sul file sharing non sarà la soluzione miracolosa ma tantomeno le speculazioni sui diritti contenute nell’ articolo di Enzo Mazza su Punto Informatico aiutano alla soluzione del problema. Divaricare il diritto di comunicazione al pubblico dal diritto “di messa a disposizione” vuol dire fare le pulci alle rane.
Mazza dimentica che l’art. 3 della European Union Copyright Directive (EUCD, letteralmente Direttiva sul Copyright dell’Unione Europea, ndt) unifica tali diritti evitando inutili speculazioni:
Art. 3
1. Gli Stati membri riconoscono agli autori il diritto esclusivo di autorizzare o vietare qualsiasi comunicazione al pubblico, su filo o senza filo, delle loro opere, compresa la messa a disposizione del pubblico delle loro opere in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente.2. Gli Stati membri riconoscono ai soggetti sotto elencati il diritto esclusivo di autorizzare o vietare la messa a disposizione del pubblico, su filo o senza filo, in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente:
a) gli artisti interpreti o esecutori, per quanto riguarda le fissazioni delle loro prestazioni artistiche;
b) ai produttori di fonogrammi, per quanto riguarda le loro riproduzioni fonografiche;
c) ai produttori delle prime fissazioni di una pellicola, per quanto riguarda l’originale e le copie delle loro pellicole;
d) agli organismi di diffusione radiotelevisiva, per quanto riguarda le fissazioni delle loro trasmissioni, siano esse effettuate su filo o via etere, comprese le trasmissioni via cavo o via satellite.3. I diritti di cui ai paragrafi 1 e 2 non si esauriscono con alcun atto di comunicazione al pubblico o con la loro messa a disposizione del pubblico, come indicato nel presente articolo.
A quanto pare, FIMI trova strano che ad altri possano stare a cuore le licenze Creative Commons e non riesce proprio ad immaginare che nuovi talenti possano effettivamente emergere dal libero confronto sulla Rete.
Eppure, la Rete e le Creative Commons potrebbero essere il mezzo più adatto per dare una reale opportunità ai giovani artisti e combattere una pirateria che, come sostiene la stessa FIMI, raggiunge ormai il 25% del valore del mercato.
La tecnologia attuale ci offre una opportunità assolutamente nuova di misurare con precisione la diffusione ed il gradimento di un’opera e quindi ci permetterebbe di assegnare con altrettanta precisione la percentuale degli introiti ricavati dalla “flat”. Per la prima volta nella storia, anche un autore emergente che vende solo 1000 copie di un brano potrebbe ottenere lo stesso identico trattamento del cantante affermato che vende 100.000.000 LP. Ma forse è proprio di questo che qualcuno ha paura.
Athos Gualazzi
(*) A.G. è presidente a.p.s. Partito Pirata