Milano – Un incontro per capirne di più sul mercato della distribuzione musicale online a fronte dell’arrivo sul mercato dei primi operatori del settore, senza nascondere il perdurante successo delle piattaforme di file sharing . Questo il profilo del convegno organizzato dallo “Ied” e da “Il Marchio delle Idee” in collaborazione con “D&B Partners”, un appuntamento a cui hanno partecipato tra gli altri “Messaggerie Musicali” e “BMG”.
Andrea Rosi di BMG ha ammesso le inadempienze dell’industria del disco la cui prima reazione, di fronte alle nuove tecnologie, è stata quella di tirare su un muro a protezione dei vantaggi acquisiti, creando una distanza con il pubblico. Ed “essendo un’industria che vende emozioni non avrebbe potuto fare errore peggiore”. Il manager ha raccontato le rivoluzioni che hanno scandito questi ultimi cinque anni, col passaggio della distribuzione digitale da side business a core business e individuando in Internet e nella telefonia i due prossimi canali distributivi dominanti . Nonostante tutto, ha affermato Rosi, il settore crescerà: dal 2007 dovrebbe capovolgersi il trend negativo e iniziare una ripresa. Secondo Rosi, inoltre, l’industria musicale è sopravvalutata in termini di giro affari.
Elisabetta Biganzoli di Messaggerie Musicali, che come noto da qualche tempo distribuisce musica online , ha insistito sul fatto che ormai la musica serve a vendere dell’altro, iPod docet. Soprattutto se viene venduta ai prezzi di oggi, ovvero quei 99 centesimi di dollaro stabiliti da iTunes . Secondo Messaggerie, dunque, servono nuovi modelli di business: da una nuova gestione dei contratti con gli artisti a una più ampia offerta di contenuti e di formati di qualità migliore; dalla rivalutazione del backstage alle registrazioni delle performance dal vivo.
Sia Biganzoli che Rosi hanno sottolineato il fatto che i margini di guadagno per i siti di download legali e per chi opera nel settore delle suonerie sono minimi: il 12% alla SIAE, l’IVA del 20%, le spese di scouting contribuiscono ad azzerare, o quasi, il vantaggio economico.
E proprio sull’analisi delle voci che portano alla composizione del prezzo per un file musicale si è vivacizzata la discussione e il mistero dei 99 cents non è stato del tutto chiarito.
sull’argomento vedi anche:
Ma quanto costa un brano legale?