Londra – 200 milioni di download, 1 milione di brani musicali a disposizione e un aumento consistente dei clienti. Questi i numeri più significativi del Digital Music Report 2005 diffuso nelle scorse ore dalla federazione internazionale dei fonografici IFPI .
IFPI ha rilevato come acquistare musica via internet oppure scaricare musica a pagamento sui cellulari, come accade con le suonerie, sta diventando un’attività quasi quotidiana per moltissimi utenti, cosa che ha portato alla nascita di una quantità di siti dedicati alla distribuzione musicale . Nel 2004 secondo IFPI sono quadruplicati, superando quota 200.
Ma la vera novità del consuntivo 2004 è che le grandi aziende discografiche hanno registrato i primi significativi profitti dalla vendita online . Se l’ascesa di Apple iTunes , leader tra i jukebox a pagamento online, aveva già dimostrato tutte le potenzialità del mezzo, ora le grandi case possono contare su un network sempre più diversificato per piazzare i propri contenuti agli utenti della grande rete. Disponibili abbonamenti per l’ascolto in streaming di cataloghi amplissimi, come quelli proposti da Napster , ma anche disponibile il download e il burning su CD di interi album. Agli utenti la cosa piace e ora piace ufficialmente anche alle major.
I numeri del rapporto raccontano che dai 20 milioni di download del 2003 tra USA e UE si è passati ai 200 milioni del 2004, il che ha portato ad entrate per i discografici nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari . Sono stime che IFPI prende a prestito dalle analisi di Jupiter Research secondo cui nel 2004 il valore del mercato della musica digitale ha superato quota 280 milioni di euro.
Ma ciò che più conta per definire le strategie delle aziende, non ultima la forsennata caccia agli utenti del peer-to-peer, è il fatto che per il 2005 la crescita dovrebbe essere ancora più sostenuta : IFPI si attende un valore di mercato doppio rispetto al 2004. Siamo dunque alla svolta innescata dal mercato digitale dopo i segnali delle scorse settimane, come il sorpasso dei download sui singoli venduti sul mercato britannico.
Chi per lunghi anni ha criticato un’industria poco aperta a comprendere e sfruttare le nuove tecnologie sarà ora felice di sapere che nel rapporto IFPI si parla dei nuovi player portatili , come l’iPod, e dei nuovi telefonini nonché di tutti quegli strumenti “che contribuiscono a trasformare l’esperienza del consumatore nel fruire della musica” e che “creano nuove opportunità di profitto”. Di tutti i guadagni, dai contenuti mobile IFPI stima che il 50 per cento deriverà dalla musica. Una corsa all’oro del nuovo millennio, dunque, che alle carrozze improvvisate e agli scanchenici mezzi di trasporto d’un tempo sostituisce l’esuberanza e le singolarità di nuovi e diversificati strumenti di acquisto, fruizione e trasporto della musica.
Ma chi pensasse che il ricco business dell’online possa spingere i discografici a rivedere le proprie posizioni oltranziste sul peer-to-peer dovrà ricredersi. Ecco come il rapporto parla di pirateria digitale .
Il Rapporto si dilunga non poco sulla questione più bollente degli ultimi anni, quella della cosiddetta “pirateria digitale”, che racchiude interessi dell’industria, pesanti questioni tecnologiche e ancor più pesanti questioni relative ai diritti civili. E sostiene come abbiano avuto un discreto successo le campagne mediatiche che in alcuni paesi hanno promosso i siti legali come soli mezzi per acquistare musica e sostenere la creatività degli artisti.
Secondo il rapporto, queste campagne e più in generale la maggiore informazione sul fronte pirateria dimostra “che l’approccio alla musica digitale sta cambiando . Un sondaggio condotto in sei paesi europei (Italia, Franca, Germania, Regno Uniti, Danimarca ed Austria) dimostra che quasi uno su tre di coloro che scaricano hanno intenzione di acquistare dai jukebox legali nei prossimi mesi”.
Sebbene incoraggianti, questi dati per IFPI significano che “molto di più deve essere fatto sia per promuovere il business della musica digitale che per combattere il grave problema della pirateria su Internet”. I dati raccolti dai discografici segnalano che oggi degli utenti internet solo uno su dieci scarica musica e solo uno su due nella fascia di età 16-29 sa che esistono sistemi di distribuzione legali. E sono fin qui circa 7mila, in diversi paesi, i casi di denuncia per sharing illegale di musica.
Stando alla IFPI, la crociata contro la pirateria su Internet sta contribuendo a contenerla . Sette persone su dieci, sostiene IFPI, ora sanno che il file sharing non autorizzato è illegale. In questo mese, gennaio 2005, IFPI ha calcolato che sono disponibili nei sistemi di scambio 870 milioni di file illegali, leggermente meno di quanto fosse disponibile nel gennaio del 2004. “E questo – spiega IFPI – nonostante una forte crescita dell’uso della banda larga in tutto il Mondo”.
“La grande sfida per il mercato della musica digitale – ha dichiarato il chairman di IFPI John Kennedy – è sempre stata quella di rendere la musica più facile da comprare che da rubare. Ora che il business digitale diventa parte della vita dei consumatori quell’obiettivo sta diventando una realtà”.
“Credo – ha poi ammesso Kennedy – che un settore che oggi tocca una percentuale molto piccola delle entrate dell’industria potrà decollare nei prossimi anni. Alla fine la minaccia è diventata un’opportunità”.