C’era una volta il personaggio “Miss Italia”, la ragazzina in costume che di fronte ai microfoni della tv si limitava a dire che il suo sogno era veder risolto il problema della fame nel mondo. Oggi c’è molta meno disillusione su questo interrogativo, ma è bastato un tweet di Elon Musk per riportare il tema all’attenzione. Se c’è infatti chi sostiene che basterebbe una piccola parte della ricchezza di Musk per risolvere la fame nel mondo, allora ecco che Musk si dice pronto: se bastasse vendere Tesla per risolvere il problema, lo farebbe seduta stante.
Tesla non risolverà la fame nel mondo, ma qualcosa si può fare
Una provocazione, ovviamente, come molte ne compaiono tra i tweet dell’eclettico imprenditore. Ma è una provocazione che coglie nel segno, anzitutto perché respinge l’idea per cui le grandi ricchezze concentrate debbano essere contrapposte alla grande povertà diffusa; inoltre perché cerca di mettere il World Food Programme delle Nazioni Unite con le spalle al muro. Lo fa con una richiesta precisa: quanto costa esattamente un programma per risolvere il problema della fame nel mondo e come sarebbero investiti i soldi? Musk chiede dettagli e trasparenza, lasciando intuire che in presenza di entrambe le componenti potrebbe pensare di fare la propria parte.
Ecco come Musk entra nel tema chiedendo come 6 miliardi di dollari possano davvero fare la differenza:
If WFP can describe on this Twitter thread exactly how $6B will solve world hunger, I will sell Tesla stock right now and do it.
— Elon Musk (@elonmusk) October 31, 2021
David Beasley, Executive Director del WFP, non controbatte alle punzecchiature, ma le cavalca con una risposta mirata: 6 miliardi di dollari sono una stima che la CNN ha riportato in modo poco accurato, ma che sarebbero fondamentali per ridurre l’instabilità geopolitica, le migrazioni di massa e ridurre pertanto tutti gli effetti collaterali che questi fenomeni comportano su società ed economie. Sarebbero un investimento preventivo, non risolutivo: sarebbe un modo per tentare di ridurre i problemi a monte, sterilizzandone le cause invece di agire in modo poco costruttivo semplicemente su conseguenze ormai manifeste.