Quando nel 2016 l’intelligenza artificiale AlphaGo riuscì a battere il campione mondiale di Go la notizia fece scalpore, un po’ come quando nell’ormai lontano 1996 il cervello digitale di IBM Deep Blue dichiarò scacco matto a Kasparov. Merito del lavoro svolto nei laboratori di DeepMind, società legata a doppio filo a Google e alla sua parent company Alphabet, che ora ne presenta l’evoluzione: MuZero.
DeepMind: dopo AlphaGo tocca a MuZero
Una nuova IA, a dire il vero già annunciata nel corso del 2019, ma che solo ora viene illustrata in dettaglio (rimandiamo al link a fondo articolo per approfondimenti). A contraddistinguerla è la capacità di arrivare a padroneggiare giochi di vario tipo senza che prima le siano spiegate le regole. È stata messa alla prova sia con tradizionali giochi da tavolo (Go, Scacchi, Shogi) sia con videogame del catalogo Atari come Pac-Man.
Il merito va attribuito al metodo di apprendimento automatico implementato che per sintetizzare prende in esame esclusivamente le informazioni importanti al raggiungimento dell’obiettivo. DeepMind lo spiega con un esempio tanto semplice quanto esplicativo: se si chiedesse a MuZero di imparare a utilizzare un ombrello farebbe proprio il concetto che aprendolo ciò che si trova al di sotto della sua superficie rimane asciutto, registrando così una dinamica causa-effetto, anziché impiegare tempo e risorse analizzando variabili che fanno parte del contesto senza però influire sul risultato come l’intensità della pioggia.
L’obiettivo ultimo non è certo quello di creare un’IA da impiegare in giochi da tavolo o gaming. I responsabili del progetto stanno già sperimentando l’uso del sistema nell’ambito della compressione video, ma all’orizzonte ci sono altre numerose potenziali applicazioni a partire da quelle legate alla ricerca medica e scientifica.