La corsa alla conquista degli umani polsi è aperta al Mobile World Congress di Barcellona, ombelico del mondo hi-tech che regala ogni anno decine di anteprime sui prodotti che arriveranno nel corso dell’anno. Al centro della scena, anche smartwatch, braccialetti e ibridi che miscelano i due, dedicati quasi tutti a monitorare le prestazioni sportive, lo stato di forma e la qualità del sonno. Si prendono cura della salute dei loro utenti, quindi, ma senza essere troppo invasivi: piccoli, leggeri e colorati, si indossano e al resto pensano loro. Si interfacciano con lo smartphone ma oltre a visualizzare notifiche, aggiornamenti dei profili sui vari social network e ricevere chiamate, alcuni consentono anche di effettuare chiamate, e rispetto al passato presentano un design molto più curato.
Uno dei prodotti più interessanti è Gear Fit, che Samsung ha svelato insieme alla seconda edizione dello smartwatch Gear, che stavolta si sdoppia nel modello top Gear 2 e Gear 2 Neo, versione ridotta priva di fotocamera e con la plastica invece dell’alluminio. Le prime impressioni parlano di un tentativo molto più riuscito del primo smartwatch lanciato lo scorso autunno e sono diverse peculiarità a colpire nel segno. In primo luogo il distacco da Android: il bracciale Gear Fit insieme ai due smartwatch, sono basati su Tizen, il sistema operativo open source sviluppato in casa dai coreani. Così, per segnalare la svolta rispetto al passato sui nuovi dispositivi indossabili, è scomparsa la dicitura Galaxy. L’altra novità è immediatamente visibile, perché il Gear Fit sfoggia un display Super Amoled flessibile da 1,84 pollici a colori. Gear Fit sarà disponibile a partire dall’11 aprile, compatibile con una ventina di smartphone Galaxy, e non costerà meno di 250 euro.
Un debutto col botto è quello di Huawei, che con Talk Band B1 ha lanciato il suo primo dispositivo indossabile lasciando subito il segno. Allineato ai concorrenti per leggerezza e tinte variegate, l’ibrido bracciale-smartwatch si fa notare per gli auricolari forniti in dotazione che, sfruttando la connettività NFC, consentono di ricevere ed effettuare chiamate. Secondo elemento di rilievo, la versatilità, che rende Talk Band B1 compatibile con dispositivi iOS e Android, proprietà da non sottovalutare considerando che quasi tutti i concorrenti sono limitati a un unico ecosistema. Buona la batteria da 90 mAh, sufficiente per garantire un’autonomia tra 3-5 giorni, mentre l’asso nella manica restano i 99 euro per acquistarlo. Esborso che fa passare in secondo piano anche il leggero fastidio derivato dalla plastica.
Percorre una strada divergente Sony, che dopo il CES di Las Vegas ripropone in Europa lo SmartBand, un bracciale basato su Android e concepito per l’intrattenimento, oltre che per monitorare i parametri fisici. In simbiosi con l’applicazione Lifelog condensa passato, presente e futuro traslando gusti musicali con i libri prediletti, luoghi visitati e videogame in una sorta di diario virtuale denso di dettagli e arricchito da consigli sugli eventi futuri. Sarà il primo a sbarcare sul mercato, a marzo, con un prezzo abbordabile di 89 euro.
Non una novità assoluta, lo smartwatch Toq realizzato da Qualcomm si conferma come uno degli esperimenti più convincenti. L’unico, finora, dotato di tecnologia Mirasol che assicura una visibilità ottimale anche sotto la luce del sole, ha linee eleganti e si collega agli smartphone del robottino verde e permette un discreto livello di personalizzazione lasciando scegliere all’utente le applicazioni visibili nella prima schermata dell’interfaccia. Seguace della ricarica wireless (la base è in dotazione), desta curiosità per il prezzo che assumerà in Europa, considerando che negli USA si trova ora a 350 dollari.
La conferma dell’imminente dominio degli smartwatch nelle vetrine degli store hi-tech giunge anche dalla rincorsa delle grandi aziende finora rimaste al palo. Pur senza dichiarazioni ufficiali, appare ormai certo l’arrivo del primo smartwatch Nexus (forse per il Google I/O 2014), con Google che si affida alla partnership con LG per debuttare in un settore così ambito quanto ancora privo di un leader.
Nessun dubbio, invece, su Motorola che, per bocca del dirigente Rick Osterlosh, ha ammesso che entro l’estate sarà lanciato il primo orologio intelligente dell’azienda appena passata dalle mani di Google a quelle di Lenovo.
Tra tanti (potenziali) successi, c’è anche chi registra un bruciante ko. È il caso di Fitbit, costretta a bloccare le vendite e risarcire gli acquirenti causa l’irritazione cutanea generata dal prolungato utilizzo del bracciale.
Ma non di soli bracciali e orologi vive la tecnologia indossabile: Fujitsu ha approntato un guanto magico che, grazie al modulo NFC col quale si interfaccia con gli altri dispositivi, consente di gestirli con semplici movimenti della mano (finora sono sei quelli sviluppati, con una affidabilità garantita dall’azienda pari al 98 per cento). Prima di indossarlo bisognerà attendere il prossimo anno.
Alessio Caprodossi