L’arma segreta di Hewlett-Packard per la produttività aziendale ai tempi del chiacchiericcio mobile si chiama Elite x3, un dispositivo che in pratica è un phablet Windows 10 ma viene indicato dal produttore come un gadget in grado di accorpare tutte le esigenze dell’utente professionale. Magari moltiplicandole grazie agli accessori esterni e alle app virtuali fatte girare su infrastruttura cloud Internet-dipendente.
Le specifiche tecniche di Elite x3 mirano indubbiamente al vertice dell’hardware mobile e non solo in ambito Windows (Phone), visto che si parla di un SoC Snapdragon 820, 4GB di RAM, display quadHD da 6″, 64 GB di storage interno estensibile fino a 2 Terabyte tramite microSD, scanner dell’iride sul davanti e di impronte sul lato opposto, batteria da 4.150mAh.
Elite x3 supporta la funzionalità Continuum, e può quindi essere utilizzato per “allargare” le app per cellulari in formato desktop con una apposita docking station, display e periferiche di input esterne. HP si è voluta poi rovinare aggiungendo il cosiddetto “Mobile Extender”, un gadget che assomiglia a un tablet con tastiera QWERTY fisica ma è assolutamente privo di hardware ed è utilizzabile solo attingendo alle capacità computazionali del phablet via connessione wireless.
Elite x3 è un terminale ARM e quindi non è in grado di far girare il software per computer x86, una mancanza potenzialmente molto negativa in ambito enterprise. Per ovviare in qualche modo al problema, HP si è inventata un nuovo ecosistema di app virtuali disponibile tramite la sua infrastruttura di server esterni.
Di Elite x3 non si conosce il prezzo perché al momento il gadget è ancora parecchio lontano dalla fase di produzione, ma è bastata la presentazione al MWC per scatenare le polemiche sull’iniziativa: HP ha deciso di investire su un ecosistema mobile (Windows 10) che nella migliore delle ipotesi è latitante, dicono i detrattori , con una mossa altrove definita coraggiosa che dovrebbe aiutare la corporation a dare battaglia al BYOD e a Apple in ambito enterprise nella più rosea delle possibilità.
Alfonso Maruccia