Sono 90mila i nomi dei predatori sessuali consegnati da MySpace alle autorità: serviranno a due procuratori generali per dimostrare che le reti sociali online pullulano di soggetti pericolosi, e che i fornitori del servizio non li sanno allontanare.
I nomi sono stati consegnati nel corso del più recente atto dell’annosa indagine condotta dai procuratori generali degli States nei confronti del portalone. I procuratori, convinti che online si aggirino orde di malintenzionati che agiscono al solo scopo di circuire netizen indifesi, si erano rivolti a MySpace già nel 2007. Con una richiesta informale avevano domandato a MySpace di comunicare i nomi di coloro che fossero stati condannati per un qualsiasi reato a sfondo sessuale : avevano ottenuto in cambio la sola cancellazione dei profili dei pregiudicati. I procuratori avevano accusato MySpace di aver assunto un comportamento troppo sbilanciato verso la tutela della privacy, noncurante della “sicurezza degli adolescenti”. Ma i procuratori non si sono rassegnati, e alla richiesta informale hanno fatto seguire un atto ufficiale che costringesse MySpace a testimoniare .
MySpace ha ottemperato: 90mila i nomi consegnati al procuratore Richard Blumenthal, del Connecticut, e al procuratore Roy Cooper del North Carolina. 90mila i profili pericolosi individuati da MySpace negli scorsi mesi e rimossi dal portale. Blumenthal ha sottolineato che si tratta di un numero quasi doppio rispetto a quello dichiarato da MySpace in precedenza, un numero che potrebbe non rappresentare correttamente una realtà fatta di pseudonimi: “Quasi 100mila sex offender condannati si confondono con i bambini su MySpace, lo mostra il contenuto della subpoena, e ciò è terrificante e completamente inaccettabile”. “Per ciascuno di questi 90mila – denuncia Blumenthal – potrebbero essercene centinaia d’altri che usano generalità e nomi falsi”.
“Si dovrebbe impedire che i social network rappresentino un parco giochi per i predatori sessuali”, denuncia il procuratore Blumenthal: per questo motivo si occuperà di individuare nella lista i sexual offender del Connecticut, di informare le autorità per verificare che non abbiano violato alcuna disposizione prevista dal regime di libertà vigilata e che, in caso contrario, si prendano provvedimenti. Non è dunque sufficiente che, come previsto dal KIDS act , i sexual offender vengano iscritti e messi alla gogna nel registro nazionale , non basta dunque che leggi di numerosi stati americani gestiscano autonomamente database ai quali possono attingere i cittadini e coloro che sono incaricati di pattugliare le reti sociali online. Non basta la vigilanza dei genitori, definiti dal procuratore “la prima linea di difesa dagli abusi perpetrati nei social network”. “Le aziende che si occupano di tecnologia e i siti di social networking devono fare di più e devono farlo ora – affonda Blumenthal – i bambini sono sottoposti online ogni giorno a sollecitazioni. E, troppo spesso, diventano prede”.
Per rendere la rete un posto più sicuro non sembra bastare però nemmeno la collaborazione offerta da MySpace: migliaia delle persone condannate per reati sessuali che sono state espulse da MySpace sembrano bazzicare su Facebook . A rivelarlo sulle pagine di Techcrunch è John Cardillo, CEO di Sentinel, l’azienda a cui MySpace si affida per le purghe. È possibile che molti dei profili individuati siano stati creati da emulatori: Facebook, in via precauzionale, li ha disabilitati senza alcuna pietà.
Gaia Bottà