Che MySpace sia un portale dalla spiccata “vocazione multimediale” non è certo una gran novità. Ma tale vocazione – e questa sì è una novità rilevante – parrebbe in procinto di trasformarsi in una vera e propria seconda vita del portale di proprietà di News Corp , alla ricerca di una mutata identità di genere dopo aver consegnato la corona dei social network al rivale di sempre Facebook.
MySpace sta ad esempio provando a reinventarsi come vetrina privilegiata dell’industria hollywoodiana, alla costante ricerca di nuovi canali promozione capaci di arrestare la riduzione – il crollo, si lamentano le major – delle vendite di DVD. C’è chi pensa a misure restrittive nei confronti delle grandi catene per ridurre al minimo i “danni collaterali” del mercato del noleggio, e chi invece come Paramount Pictures ha deciso di finanziare il piccolo film Circle of Eight e poi farne una premiere online proprio sul network di MySpace.
La mossa, dicono da Paramount, dovrebbe servire sia a ridurre i costi della premiere – niente tappeto rosso, niente produzione e trasporto pellicole eccetera – che a raggiungere un pubblico interessato, con un effetto moltiplicatorio (gadget inclusi) che augurabilmente dovrebbe rendere profittevole l’uscita del DVD prima ancora della sua effettiva distribuzione .
A questo riposizionamento di MySpace sarebbe interessata anche Microsoft, che secondo le voci su non meglio precisate trattative riservate vorrebbe approfittare dei “contenuti+social networking” del portale di Rupert Murdoch per rivitalizzare il proprio business musicale dopo la infausta fine riservata allo store di MSN Music e relativa utenza .
E parlando di trattative, ci sarebbe anche quella tra MySpace e Facebook , con la seconda società interessata ai contenuti della prima da ritrasmettere poi su un network che fin qui si è focalizzato principalmente sull’accumulo indiscriminato di utenti, dati, foto e altri contenuti riconducibili alla sfera personale.
Con la condivisione di audio e video sul portale di Facebook, MySpace riconosce ufficialmente la schiacciante superiorità dello storico concorrente – una superiorità che andrebbe misurata in un rapporto di 3 a 1 in quanto a base di utenza – e accelera quella mutazione genetica che gli consentirebbe di sopravvivere (e fare business) in un settore in continuo divenire e dai destini tuttora incerti.
Alfonso Maruccia