Nuove attività investigative, questa volta incentrate su una delle vecchie glorie del social networking, MySpace. Un nuovo articolo apparso tra le pagine online del Wall Street Journal , a seguito dell’inchiesta che aveva acceso il fuoco delle polemiche sul gigante Facebook e le sue più seguite applicazioni videoludiche.
Anche MySpace sarebbe colpevole di aver permesso la trasmissione di una massa di informazioni personali , consegnando i dati di milioni di utenti tra le braccia di aziende specializzate in pubblicità e profilazione mirata all’ advertising . Una pratica abituale per alcune delle applicazioni più popolari sul social network di Beverly Hills.
Tra queste, Tag Me (8,3 milioni di utenti attivi secondo il WSJ ), RockYou Pets (6,1 milioni) e Green Spot (1,8 milioni). Avrebbero in sostanza permesso l’invio di informazioni come quelle relative al MySpace ID , con conseguenze meno gravi rispetto al caso di Facebook. Almeno stando all’articolo pubblicato dal WSJ , quotidiano controllato dal colosso mediatico NewsCorp che a sua volta detiene lo stesso MySpace.
La differenza sarebbe sostanziale: i numeri unici di Facebook vengono infatti associati a ciascuno dei profili registrati, mentre MySpace permette agli utenti di nascondere la propria reale identità. Le società coinvolte nella trasmissione dei dati – Google, Quantcast, Rubicon Project – riuscirebbero così a risalire alle sole informazioni pubbliche degli utenti .
L’invio dei dati avverrebbe – sempre secondo il WSJ – anche a mezzo banner, ovvero al click dell’utente su un messaggio pubblicitario presente sul social network. Un portavoce di MySpace ha tuttavia sottolineato come le policy interne al sito non permettano pratiche di trasmissione da parte delle app . Verranno così prese misure sanzionatorie nei confronti dei vari developer .
Nel frattempo, Facebook pare aver trovato una possibile soluzione all’invio di informazioni personali da parte di app come quelle sviluppate da Zynga. Nonostante un portavoce del sito in blu avesse già sottolineato come una pratica del genere fosse perfettamente in linea con le policy interne in materia di privacy.
Come annunciato dalla comunità di sviluppatori del gigante social, si potrebbe procedere alla cifratura dei vari Facebook ID . Solo l’applicazione in possesso della chiave avrebbe dunque la capacità di accedere a determinate informazioni, evitando fughe di dati verso società terze .
C’è chi si è subito chiesto perché una proposta del genere sia emersa soltanto ora, dopo l’inchiesta del WSJ . Mentre alcuni osservatori sono tornati a criticare l’operato del quotidiano statunitense, sottolineando come trasmissioni del genere siano nella normalissima natura del web intero. Nessuno scandalo, dunque, ma solo una lezione: se la privacy è sacra, allora non la si minacci con i social network.
E infatti un pugno di prestigiose aziende tedesche ha da poco annunciato la messa al bando di siti come Facebook e MySpace dai propri uffici. Tra queste Volkswagen, Porsche e Commerzbank, che hanno chiuso i rubinetti social ai propri dipendenti. A rischio sarebbe non solo la loro produttività, ma anche informazioni ritenute sensibili o riservate , potenzialmente condivisibili con terze parti anche solo con un click innocente.
Mauro Vecchio