I siti leader nel social networking non potranno mai integrarsi: questo il pensiero di Jay Stephens, vicepresidente delle vendite e delle operazioni di MySpace . Guerra aperta all’orizzonte, ognuno per la propria strada: il successo del sito acquistato da Murdoch aumenta notevolmente grazie al passaparola e alla capacità di interagire tra gli utenti.
Zero compromessi in casa MySpace. Il che è ampiamente comprensibile visto il boom di popolarità di cui gode, confermato anche dalle cifre da capogiro – 120 milioni di profili in tutto il mondo ed una media di 3 nuovi spazi aperti al secondo – che fanno invidia a molti. La ricetta per una simile crescita? “Il problema di siti come Geocities – sosiene Stephens – è l’impossibilità di vendere pubblicità, poiché gli utenti non possono comunicare tra di loro. MySpace permette ai propri utenti di avere degli amici . Questo genera degli scambi che portano a creare situazioni parallele, gruppi di gente con varie affinità che si cercano, scambiano idee”.
La presenza di molte band famose ha indubbiamente contribuito ad accrescere la popolarità del sito. MySpace è stato eletto ad utility promozionale da molti artisti che lo usano sia per farsi un nome, sia per far conoscere la propria musica in tutto il mondo in maniera semplice, immediata e “cool”. Molte band italiane hanno fiutato il trend, sia nomi grossi ( Subsonica e Linea 77 ) per citare qualche esempio), sia perfetti sconosciuti . Tutto ciò rende il sito molto appetibile, e il passaparola tra gli utenti si dimostra essere la pubblicità più efficace per attirare nuovi utenti. D’altra parte MySpace consente agli autori di vendere musica direttamente dai propri profili.
E non è solo il mondo della musica ad essere nelle mire delle menti del portalone di Murdoch: sono in fase di sviluppo delle vere e proprie community brandizzate. Ad esempio per il film Step Up è stato creato uno spazio dedicato su MySpace. Gli utenti interessati entrano in questo “network” segnalando il link a quello spazio web, creando così hype intorno al film e un ritorno economico in termini di brand per il film, per lo studio che l’ha prodotto ed ovviamente per chi ospita lo spazio.
Intervenendo alla Empathy Marketing Conference di Dublino, Stephens oltre a raccontare l’evoluzione di MySpace, traccia delle ipotesi per il futuro. Collaborazione ed integrazione tra leader del social networking? No, grazie. A differenza di altri settori del web in cui si registrano frequenti iniziative imprenditoriali comuni per questo o quel servizio, il terreno dei guadagni ricavati dall’interazione online è fortemente basato sulla concorrenza anche spietata, dove ognuno ha un ruolo preciso e l’altro è visto come un concorrente e basta. “Alcuni utenti possono magari essere su Bebo per parlare con i loro amici, per poi passare a MySpace per vedere le novità in fatto di pop culture” – spiega Stephens.
Vincenzo Gentile