La visita di Nancy Pelosi a Tawain ha inasprito i rapporti tra Cina e Stati Uniti. Le conseguenze immediate sono già note a tutti, ovvero l’avvio delle esercitazioni militari di Pechino nel tratto di mare compreso tra Taiwan e Cina. Quelle future potrebbero danneggiare l’intera economia mondiale.
La visita è stato un errore geopolitico?
La crisi dei chip è scaturita soprattutto dalla chiusura delle fabbriche durante il lockdown e quindi dalle difficoltà di approvvigionamento. Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno avviato i rispettivi piani per ridurre la dipendenza dalle aziende asiatiche, ma si tratta di obiettivi a lunga scadenza. A Taiwan ci sono le fabbriche di TSMC, il più grande produttore di semiconduttori al mondo. Tra suoi principali clienti ci sono Apple, Qualcomm, MediaTek, Broadcom, AMD e NVIDIA.
Lo scopo della Repubblica Popolare Cinese è creare la “Cina unica” che include Hong Kong, Macao e Taiwan. Se la Cina dovesse attaccare militarmente Taiwan, quasi certamente verrebbero bloccate le esportazioni di TSMC e altre fabbriche locali. Ciò causerebbe una recessione mondiale, in quanto ogni dispositivo (non solo computer e smartphone) funziona con un chip. Anche le due aziende che assemblano i Surface e gli iPhone per conto di Microsoft e Apple, ovvero Foxconn e Pegatron, si trovano a Taiwan.
In seguito alla visita di Nancy Pelosi, Apple ha chiesto ai fornitori che le consegne da Taiwan verso la Cina devono rispettare le regole della dogana cinese. Sugli imballaggi e sulla documentazione deve essere scritto “Taiwan, China” o “Chinese Taipei” per indicare che l’isola è parte della Cina.
Se vengono usati i nomi “Made in Taiwan“, “Taiwan” o “Republic of China“, la merce rischia di essere bloccata dalla dogana cinese. Queste regole esistono da molti anni, ma ora è molto probabile che ci saranno maggiori controlli. Apple non può rischiare di ridurre le consegne dei nuovi iPhone 14 che verranno annunciati in autunno.
Aggiornamento: il noto analista Ming-Chi Kuo ha dichiarato che, per la prima volta, Apple avvierà la produzione degli iPhone contemporaneamente in Cina e India per ridurre l’impatto geopolitico sulle forniture.