Londra – L’erede al trono inglese, il principe Carlo, sostiene la buona causa del mondo della ricerca e della imprese che puntano sulle nanotecnologie ma chiede che pubblico e privato prendano coscienza di cosa significano i nuovi sviluppi dell’alta tecnologia.
Intervenendo con una lettera all’Independent nel caldissimo dibattito sulla nanoscienza , Carlo spedisce nel “regno della fantascienza” paure a suo dire irrazionali, come quella secondo cui un giorno microscopici nanorobot si moltiplicheranno da soli e distruggeranno il pianeta.
“Ciò che conta – scrive – è far procedere il dibattito che dovrebbe accompagnare l’introduzione di tali tecnologie che lavorano su un livello che è quello dei fondamenti della vita stessa “.
Carlo sembra temere che gli interessi industriali dietro le nanotecnologie possano dare adito a pericoli oggi imperscrutabili . “Scoprire i segreti dell’Universo – spiega – è una cosa; assicurarsi che questi siano utilizzati con saggezza e in modo appropriato è davvero un’altra cosa”.
Il figlio della regina Elisabetta sottolinea l’importante lavoro che le istituzioni accademiche britanniche stanno conducendo per comprendere appieno la portata delle nanotecnologie e il loro possibile impatto. Allo stesso tempo chiede che proprio ora, all’alba della nanoera, si lavori di più su questo fronte e lamenta il fatto che il budget europeo dedicato a valutare le conseguenze ambientali della nanotecnologia costituisca solo il 5 per cento del budget di ricerca nel settore.
Un altro punto fondamentale toccato da Carlo è quello dei brevetti sulle nanotecnologie : “Si tratta di tecnologie che operano sullo stesso piano dei processi naturali di auto-assemblamento. Non ci sono rischi nel garantire brevetti sulla Natura?”
Carlo rivolge le sue domande a tutti, all’opinione pubblica e agli scienziati, ma anche alle imprese e ai governi, spiegando che “può non essere facile barcamenarsi tra una reazione luddista e una capitolazione al nuovo coraggioso mondo tecnologico, specialmente quando soldi, lavoro e imprese sono a rischio” ma che è uno sforzo evidentemente necessario.