Negli stessi giorni in cui Andre Agassi trionfava al Roland Garros e nei cinema arrivava Notting Hill, si faceva strada nei computer di coloro già in possesso di una connessione Internet un piccolo programma destinato a scuotere le fondamenta dell’industria discografica: correva l’anno 1999 e, martedì 1 giugno, faceva il suo esordio Napster. Sono trascorsi 25 anni dal lancio di quello che sarebbe diventato il software più rappresentativo dell’ambito P2P, seguito poi da eMule e da una miriade di alternative.
Napster (l’originale) ha appena compiuto 25 anni
L’idea originale, di Shawn Fanning e Sean Parker, era piuttosto semplice: permettere a chiunque di condividere con gli altri la propria libreria di file MP3. Cosa avrebbe mai potuto andare storto, nell’epoca in cui il mondo intero si stava dotando di un accesso alla grande Rete?
Di lì a poco, i Metallica scoprirono una demo della loro canzone “I Disappear” sul network peer-to-peer e denunciarono il duo. Altri illustri colleghi fecero altrettanto. L’avventura di Napster, nella sua incarnazione originale, durò poco più di due anni. Lo spegnimento risale al luglio 2001. Sopravvissero versioni alternative del software, ma senza il supporto diretto dei fondatori il destino era segnato. Il resto è storia.
Nell’immagine qui sopra l’interfaccia del programma. Sotto, invece, la homepage del sito ufficiale nel novembre 1999, catturata e tramandata ai posteri dalla Wayback Machine.
Nel 2008, Roxio acquisì il brand con l’intendo di utilizzarlo per ribattezzare il servizio musicale Pressplay. Altre cessioni ci portano fino al 2022, con il passaggio al consorzio di cui fanno parte Hivemind e Algorand. Il tentativo di rilancio in salsa Web3 non ha portato all’esito sperato.
Di ciò che fu il Napster originale, rimane un ricordo molto vivido a chi oggi ha qualche capello bianco in testa e ha avuto la fortuna di poter vivere in prima persona quell’era di Internet in cui tutto sembrava possibile, anche condividere MP3 liberamente con il resto del mondo, prima che smartphone e streaming cambiassero per sempre il nostro modo di concepire e di ascoltare la musica.