Volti sorridenti, aria distesa all’ultimo ciclo di conferenze texano South by Southwest . Ma i fondatori di Napster Sean Parker e Shawn Fanning non sembrano poi così bravi a mascherare uno stato di profonda nostalgia del tempo che fu. Quando, all’alba dello scorso decennio, la loro creatura digitale si apprestava a rivoluzionare per sempre il mercato musicale. Il rapporto tra discografici vecchi e dinamici imprenditori sonici.
“Spesso dico alla gente che la linea di demarcazione è stata tracciata proprio da Napster nel 1999 – ha spiegato Parker – Così, se volevi fare soldi non solo eri costretto ad arrivare a quella linea, ma anche a superarla di gran lunga. Altrimenti gli utenti avrebbero preferito sempre l’alternativa offerta dalla pirateria”.
Parker e Fanning hanno dunque sottolineato come le attuali piattaforme di distribuzione musicale non siano affatto riuscite a replicare il modello “filosofico” di Napster. Ovvero un’idea strategica basata soprattutto sul concetto di “comunità”, degli ascoltatori che si ritrovano intorno al focolare digitale per confrontarsi, parlare dei propri artisti preferiti, chattare e scambiarsi playlist .
Nonostante sia salito a bordo del servizio svedese Spotify, Parker ha parlato come di una imbattibilità ancora detenuta da Napster. Nessun sito legato alla distribuzione di musica digitale avrebbe mai implementato strumenti chiave come la chat integrata . La pirateria avrebbe dunque un fascino particolare, dal momento che fornisce una componente emozionale all’ascoltatore in cerca di rapporti e musica (gratis).
Mauro Vecchio