Sembra quasi incredibile a dirsi ma, dopo oltre 8 anni dalla chiusura dei server originali del primo servizio di file sharing musicale della storia di Internet, il “brand” Napster è ancora in circolazione sotto spoglie e padroni differenti. Abbandonata la sponda dell’incitazione alla “pirateria”, lo store lotta disperatamente per sopravvivere in un mercato spietato in cui pochissimi guadagnano, quasi tutti falliscono e la maggioranza degli utenti si rivolge sempre e comunque al suddetto P2P.
L’ultimo evento certo della burrascosa storia commerciale del Napster post-file sharing risale allo scorso settembre, quando il boccheggiante servizio è stato acquistato dalla catena Best Buy . E Best Buy sta in questi giorni rilanciando Napster con una sforbiciata ai prezzi della sottoscrizione, e l’offerta di cinque MP3 “gratuiti” di qualità CD da scaricare ogni mese.
La sottoscrizione mensile, che ora costa 5 dollari contro i 13 precedenti, da all’utente la possibilità di ascoltare senza limiti i 7 milioni di brani presenti nella libreria di Napster, 60 stazioni radio senza pubblicità e 1.400 playlist precompilate da “esperti”. Per meglio dire l’unico, fondamentale limite al servizio di sottoscrizione è il suo essere in streaming, senza cioè la possibilità di scaricare i brani in locale o ascoltarli su piattaforme diverse da un PC con relativa connessione a Internet always-on .
Oltre allo streaming in sottoscrizione, è comunque sempre possibile acquistare gli MP3 nello store digitale che si affianca al suddetto nuovo servizio, e la convivenza “pacifica” (e soprattutto remunerativa) tra le due forme di fruizione musicale è proprio l’obiettivo a cui Best Buy mira per il “suo” Napster, ideale offerta “tutto-incluso” da proporre agli acquirenti desiderosi di sposare un approccio al consumo monolitico invece di disperdere l’attenzione su tanti servizi diversi .
Se l’impossibile alchimia prenderà corpo è un’eventualità tutta da verificare, quel che è certo è che nel mercato dei servizi in streaming Napster deve vedersela con alternative gratuite come Last.fm e Pandora, mentre per gli store digitali poco cambia in fatto di prezzi (0,69-1,29 dollari) rispetto ai ben noti Apple Store e Amazon.
Alfonso Maruccia