“Nessun cambiamento alle tue playlist, ai tuoi preferiti, album o artisti. La stessa musica. Lo stesso servizio. Lo stesso prezzo. Il cento per cento della musica che ami. Rimani sintonizzato!”: questo il contenuto del post apparso sul sito istituzionale di Rhapsody , popolare servizio di audio-streaming statunitense, corredato da un’immagine che riproduce il logo di Napster , glorioso sistema di file sharing che ha contribuito a scrivere la storia della musica online, prima di essere acquisito dall’azienda americana nel 2011. Le intenzioni di Rhapsody, secondo i bene informati, sono piuttosto inequivocabili: cambiare radicalmente la propria immagine e sfruttare la popolarità della storica quanto discussa piattaforma di condivisione per aumentare competività sul mercato e tenere testa a colossi del calibro di Apple Music e Spotify. A confermarlo è anche un portavoce dell’azienda. Ma, per l’appunto, si tratta soltanto di immagine.
Napster, infatti, come molti ricorderanno, ha avuto una vita parecchio travagliata . Sviluppata da Shawn Fanning e Sean Parker, la prima architettura (quasi) peer to peer espressamente dedicata alla musica fu attiva da giugno 1999 , diffondendosi su larga scala a partire dall’anno successivo. Fu subito contestata e diede luogo alla prima storica battaglia legale incentrata sulla condivisione online che culminò in un accordo con i detentori dei diritti nel 2001 e nello spegnimento dei server. Per onorare i patti, si tentò di convertire la piattaforma in un sistema legale a pagamento, ma senza successo. Il resto è storia dei nostri giorni.
Tornando a Rhaposdy, già l’anno scorso, senza troppi clamori, l’azienda aveva assunto la nuova denominazione in Canada. Il post di questi giorni, quindi, consolida quella scelta estendendola su scala globale . Ad ogni modo, come esplicitato nella comunicazione ufficiale, per l’utenza, dal punto di vista della fruizione dei servizi, non cambierà assolutamente nulla.
Luca Barbieri