Roma – “Napster was here”. Così, e con il volto del gattone-logo che ne ha accompagnato la storia, il sito di Napster saluta in queste ore i milioni di utenti internet che dal gennaio del 1999 gli hanno tributato gli onori, utilizzando i suoi servizi per scambiarsi una infinità di file musicali. Cliccando sull’immagine, riprodotta anche in questa pagina, ciò che si ottiene è uno schizzo del luogo del riposo eterno del Gatto Napster.
La fine di Napster, già lungamente preannunciata da una serie di eventi culminati con l’ingresso nel regime di bancarotta del Chapter 11 e causati dalla crociata antipirateria delle major della musica, è stata ufficializzata dal rifiuto di un giudice americano di dare il via libera all’ operazione con cui Bertelsmann ha cercato di portarsi a casa l’azienda Napster per 9 milioni di dollari, dopo averne finanziato la sopravvivenza per mesi.
Immediatamente dopo Napster ha inviato ai propri 42 dipendenti, una frazione di quelli che erano stati assunti all’epoca d’oro del primo e più celebre sistema di file-sharing, la lettera di licenziamento resa inevitabile dalla nuova situazione. Alcuni rimangono per gestire gli assets nell’ultima fase della chiusura ma tutti gli altri, e tra questi anche il creatore di Napster Shawn Fenning, sono stati messi alla porta.
In una nota diramata dal CEO di Napster, Konrad Hilbers, si legge che “come risultato dell’opposizione dei discografici e dei distributori, ai creditori di Napster sarà negato un sostanziale ritorno e l’azienda sarà costretta probabilmente alla liquidazione di cui al Chapter 7. Così come accaduto a molte aziende dell’hi-tech in fase di avvio, la tecnologia di Napster è di poco valore senza il valente team che l’ha creata: così è una situazione di perdita su molti livelli”.
La fine di Napster è certamente il fiore all’occhiello delle politiche repressive adottate, in special modo, dai discografici riuniti nell’associazione americana RIAA.
Napster diventa oggi il simbolo di una lotta che può essere combattuta in tribunale. Ma non è il simbolo di una guerra vinta. La condivisione di file prosegue invece a tamburo battente su tutta la rete, grazie ai molti emuli di Napster, alle reti peer-to-peer e agli altri innumerevoli sistemi creati dall’inizio della vicenda Napster ad oggi per consentire agli utenti di scambiare file, anche quelli musicali.