Uno dei più grandi sogni dei giorni nostri è nato da una delle più grandi paure del secolo scorso: si chiama NASA ed esattamente 60 anni fa una firma del presidente Eisenhower ne diede i natali gettando le fondamenta alla chimera odierna di mettere piede su Marte. La firma avvenne il 29 luglio 1958 ed il taglio del nastro (che la NASA identifica come il compleanno ufficiale) avvenne il 1 ottobre successivo. Una decisione sofferta, obbligata, feroce per certi versi, da cui è nata un’icona mondiale che ha cambiato il corso della storia e della tecnologia.
On this day in 1958, President Eisenhower signed the National Aeronautics and Space Act creating NASA. The #NASA60th anniversary of our first day and birthday is October 1. See how we were signed into existence, bringing about decades of achievements: https://t.co/f7oKkcJRkN #OTD pic.twitter.com/jAWVA6S685
— NASA (@NASA) July 29, 2018
Il contesto
Il contesto è noto ed è la base di tutta la storiografia sul dopoguerra del ventesimo secolo: il mondo era diviso in due poli (USA e URSS) ed entrambi ambivano ad un ruolo di leadership – non solo economica – sul rilancio a livello planetario a seguito della distruzione delle due grandi guerre. Il rischio di questa polarizzazione era però quello di una guerra ulteriore, con armi drammaticamente più pericolose: le immagini di Hiroshima erano una ferita ancora aperta nelle coscienze di tutti.
Il contesto era quello della Guerra Fredda, quindi, periodo di grande tensione nel quale le due superpotenze avevano l’assoluto bisogno di mostrare i muscoli per dimostrare che, nel caso in cui la controparte avesse varcato il segno, si sarebbe potuta scatenare una guerra senza pari. Questo contesto va immaginato come un grande impasto di tensioni e competenze che, nel ribollire della pressione, stava per esprimere qualcosa di mai visto prima: l’uomo, al quale questo mondo sembrava ormai calzare stretto, iniziò a guardare verso l’alto.
La scintilla fu nel grande successo dell’Unione Sovietica, ed è un successo che ha un nome e un volto: il nome è quello dello Sputnik, il vettore che ha dimostrato prima di poter effettuare un lancio verso lo spazio e poi di poterci portare esservi viventi; il volto è quello di Laika, il primo essere vivente ad essere entrato in orbita. Quell’essere vivente era un cane ed il suo era un sacrificio necessario per dimostrare che con lo Sputnik 2 si entrava davvero in una nuova fase: il passo successivo sarebbe stato il primo uomo in orbita attorno alla Terra. Sulla sorte di Laika si è saputo poco, un oblio scritto nella storia prima ancora della partenza del vettore e le cui prove sono andate in fumo durante il rientro in atmosfera: sono contrastanti le teorie che vedono la morte di Laika compresa tra poche ore e pochi giorni dopo il distacco dal suolo.
La storia
L’arrivo di Laika in orbita fu come uno schiaffo all’intero polo occidentale, il quale si voltò in massa in direzione Stati Uniti per capire se la bandiera a stelle e strisce sarebbe diventata o meno un riferimento affidabile. In mano gli Stati Uniti avevano l’arma della tecnologia e in mente un obiettivo a metà tra la strategia politica e quella militare. Se l’URSS avesse preso il sopravvento nello spazio, cosa avrebbe potuto fare l’occidente per difendersi?
Ecco che la guerra divenne nuovamente la prima pulsione innovativa, così come era stato per il nucleare pochi anni prima. Gli Stati Uniti dimostrarono però in questo caso di essere in ritardo ed il fallimento del Vanguard TV3 fu soltanto l’ufficializzazione di questa inferiorità. Gli URSS stavano per vincere questa fondamentale partita ed il colpo del KO era ormai vicino.
La politica iniziò a muoversi di gran carriera, giungendo nell’estate del 1958 ai passi fatidici che portarono alla nascita della NASA. Col senno del poi il primo risultato utile fu l’estrema difesa della speranza: nel 1961, infatti, Juri Gagarin entrava in orbita e, tornato a terra poche ore più tardi, divenne la testimonianza diretta del successo sovietico verso la conquista dello spazio. Ma quel 12 aprile 1961 Gagarin lasciò al pianeta anche una testimonianza ulteriore: parlò della Terra come di un’entità unica e meravigliosa, scrivendo nelle coscienze qualcosa di ben differente rispetto a quella guerra fredda di cui fu giocoforza testimone e arma.
Un pezzo di carta firmato da Eisenhower, nel frattempo, aveva dato inizio al capitolo della NASA e la storia stava per vivere incredibili colpi di scena.
We celebrate our "birthday" on October 1 – @NASA's first day of operation. But, the signing of the Space Act #OTD 60 years ago is what allowed that to happen. https://t.co/OcIwyxMTPY
— NASA History Office (@NASAhistory) July 29, 2018
Gli obiettivi
I primi eclatanti risultati della NASA, come noto, avvennero alcuni anni più tardi (lo sbarco sulla Luna è del 1969), ma furono il frutto di tecnologia, organizzazione, tenacia e strategia messi in campo ormai da tempo. Anni di grande innovazione sotto ogni punto di vista, in un clima ben tratteggiato dal film “Il diritto di contare“. Nacque anzitutto l’ARPA (Advanced Research Projects Agency ), primo passo verso un futuro scritto grazie alla ricerca scientifica. Dopo il fallimento del Vanguard TV3, come testimoniato da Eilene Galloway in seguito, a cambiare fu l’approccio degli States alla missione: anteporre uno spirito di guerra non avrebbe giovato, lo scopo doveva essere pacifico e correlato ad ambiti quali la comunicazione, la medicina e la ricerca in termini più stringenti.
Una cosa è certa: a distanza di molti anni in orbita ci sono assieme astronauti russi e astronauti statunitensi, la stazione orbitante è una realtà internazionale e lo spazio è oggi la più grande avanguardia simbolica esistente contro i nazionalismi ed i confini.
Alla storia quel che passa nero su bianco è una legge firmata da Eisenhower che mette in chiaro otto obiettivi che la NASA avrebbe dovuto inseguire (e che in gran parte delineano ancor oggi la missione):
- l’espansione della conoscenza umana per i fenomeni dell’atmosfera e dello spazio;
- lo sviluppo in utilità, performance, velocità, sicurezza ed efficienza dei veicoli spaziali;
- lo sviluppo di veicoli capaci di trasportare strumenti, equipaggiamenti e organismi viventi nello spazio;
- la generazione di studi di lungo periodo sui benefici potenziali, sulle potenzialità e sui problemi dell’utilizzo di attività aeronautiche e spaziali a scopi pacifici e per finalità scientifiche;
- la conservazione del ruolo di leadership degli Stati Uniti nell’aeronautica e nell’applicazione di questa leadership per attività di pace dentro e fuori l’atmosfera;
- rendere disponibile alle agenzie direttamente connesse alla difesa nazionale delle scoperte che possono avere valore o significato militare;
- cooperazione degli Stati Uniti con le altre nazioni o gruppi di nazioni;
- la massima efficienza nell’utilizzo delle migliori risorse degli Stati Uniti, senza inutili duplicazioni degli sforzi
I risultati
La NASA ha segnato la strada e ha trasformato le nostre vite nel modo in cui comunichiamo, in cui viaggiamo, in cui produciamo cibo, in cui produciamo energia, così come nel modo in cui prevediamo il meteo e capiamo la Terra; tutte queste cose che diamo per scontate sono conseguenza della strada tracciata dalla NASA.
Jim Bridenstine, 13esimo amministratore della NASA
I risultati che la ricerca scientifica ha partorito grazie alle missioni spaziali sono abnormi e diffuse nella quotidianità di ognuno. Chi si chiede se abbia ancora senso spendere grandi capitali in questo tipo di ricerca, ignora con molta probabilità l’incredibile impatto che tutto ciò ha avuto sull’economia e sulla vita di ogni giorno, qualcosa che va oltre la mera curiosità nei confronti dello spazio e ben al di là di quelli che sono i risultati conseguiti mettendo piede sulla Luna.
Le grandi milestone sono tuttavia momenti cruciali poiché rimangono impressi e consentono di proseguire su questo tracciato. Nel mese di luglio del 2019, quindi, la NASA ha già organizzato tramite la propria NASA TV una diretta live con immagini originali che consentirà di rivivere “in diretta” quanto successo 50 anni prima, quando l’uomo mise piede sulla Luna, quando la NASA piantò la bandiera a stelle e strisce sul satellite.
Il sogno
A distanza di tanti anni il logo della NASA è impresso nella mente di tutti come simbolo di ricerca scientifica, di libertà, di un sogno che travalica ogni confine per abbracciare un’intera umanità. La storia insegna come tutto ciò non sia nato in un idillio utopistico, ma che sia anzi sorto da una pulsione bellica. La corsa verso lo spazio rimane a tutt’oggi un incrocio di interessi politici ed economici, perché queste sono le dimensioni entro cui si realizza la società umana e su cui è intessuto l’intero percorso dall’Homo Sapiens ad oggi.
Tuttavia c’è qualcosa di più profondo che nasce con Gagarin, prosegue con Armstrong e che abbraccia la NASA di allora ed i vettori Soyuz di oggi: c’è la più reale e pura pulsione dell’uomo verso la conoscenza e verso l’infinito. La meraviglia che ha riempito gli occhi di Gagarin e che è stata immortalata in seguito dalla missione Lunar Orbiter della Nasa è quella dell’uomo che si guarda nello specchio e ci vede un pianeta unico e meraviglioso.
Nella storia della NASA è intessuto tutto ciò: nella firma di Eisenhower di 60 anni fa c’è l’inizio di un percorso che, molti anni più tardi, ha portato nello spazio anche le eccellenze partorite dall’Agenzia Spaziale Italiana. Ed in quella stessa storia ora gli occhi sono tutti voltati altrove, verso quel pianeta rosso che è già il nostro prossimo obiettivo (e secondo alcuni anche la nostra ultima speranza): Marte, stiamo arrivando.