Sormontato da un banner autocelebrativo con la dicitura “Launch America”, il tanto atteso annuncio di NASA è finalmente arrivato : l’agenzia ha scelto SpaceX e Boeing come partner commerciali destinati a ripristinare le capacità di volo degli astronauti dal suolo americano alla Stazione Spaziale Internazionale, (ISS) viatico di imprese più grandi e viaggi interplanetari che si faranno attendere ancora per qualche lustro.
Con ciascuna delle due società private – la rutilante fucina di nuove tecnologie creata da Elon Musk e il colosso dei contractor statali – è stato firmato un contratto di tipo Commercial Crew Transportation Capability (CCtCap), contratto che prevede il raggiungimento della certificazione necessaria a trasportare esseri umani sulla ISS e in seguito il lancio di un minimo di due, un massimo di sei missioni umane con andata e ritorno dalla stazione in orbita attorno alla Terra.
Deeply honored and appreciative of the trust that @NASA has placed in @SpaceX for the future of human spaceflight
– Elon Musk (@elonmusk) 16 Settembre 2014
Per Boeing ( capsula CST-100 , ora in costruzione) è stato staccato un assegno di 4,2 miliardi di dollari , mentre SpaceX (capsula Dragon, già in servizio) si è “accontentata” di 2,6 miliardi ; pur tuttavia l’obiettivo è lo stesso per entrambe, e cioè raggiungere gli stessi standard di sicurezza degli Space Shuttle e partire con il primo volo operativo entro il 2017.
RT @BoeingDefense : #Boeing CST-100 selected by @NASA as new U.S. spacecraft http://t.co/YGpf8nUFli http://t.co/xKI2EQ6H18 #LaunchAmerica
– The Boeing Company (@Boeing) 16 Settembre 2014
Si apre quindi la tanto attesa era della corsa allo spazio degli imprenditori privati immaginata da innumerevoli produzioni cinematografiche del passato recente, un ritorno al futuro che coincide, dichiaratamente e secondo le parole testuali dell’ex-astronauta e amministratore di NASA Charlie Bolden, con il ritorno all’ indipendenza del programma spaziale degli Stati Uniti (“la più grande nazione della Terra”, sostiene Bolden) da una Russia non più “amica” dopo lo scoppio della crisi diplomatico-militare in Ucraina.
I contratti siglati con Boeing e SpaceX si basano sulle proposte tecnologiche delle due aziende scritte su carta, proposte molto meno “virtuali” nel caso della corporation di Elon Musk che ha avviato il suo programma spaziale anni fa ed è già attraccata sulla ISS (nel 2012 e nel 2013) per missioni di rifornimento senza equipaggio umano.
L’iniziativa Launch America non rappresenta, naturalmente, l’abbandono degli ambiziosi piani di esplorazione spaziale recentemente tratteggiati da NASA, visto che l’agenzia continuerà a lavorare ai progetti di super-razzo vettore SLS (Space Launch System) e capsula Orion per portare il primo uomo su Marte entro il 2030. Visto da quest’ottica, il ruolo dei contractor privati dovrebbe nei prossimi anni essere quello di vettori da e verso l’atmosfera terrestre, mentre l’agenzia federale si occuperà dei più ambiziosi (e prevedibilmente costosi) viaggi interplanetari.
Alfonso Maruccia