Quando in Italia arrivò il lockdown, furono in molti a notare un paradosso che nelle misurazioni sembrava emergere a fasi alterne: nonostante la cittadinanza fosse tutta chiusa in casa, nonostante il traffico fosse stato bloccato e nonostante gran parte delle fonti produttive fosse ferma, i valori di inquinamento nell’atmosfera non scendevano al ritmo a cui ci si sarebbe attesi. I detrattori dei blocchi alla circolazione precedenti alla stagione della pandemia trovarono quindi nuovi argomenti a proprio favore: se fermare il traffico non basta, allora perché proseguire con queste iniziative estemporanee? Una ricerca della NASA sembra ora raccontare qualcosa di più su questo fenomeno, con dati relativi all’intero globo e utili a fotografare un momento particolare come quello dei lockdown.
Le emissioni nell’anno della pandemia
Difficilmente tornerà un momento tanto proficuo per studiare l’atmosfera: attività umane ferme in gran parte del mondo, attività industriali rallentate ovunque, traffico estremamente limitato. Tutto, insomma, lasciava supporre un calo nei valori di inquinamento legati a queste particolari, improvvise ed inaspettate condizioni. La cosa più inaspettata, però, è stata la risultante: i valori non sono scesi per quanto atteso ed auspicato ed in alcuni casi i valori sono andati addirittura in controtendenza.
Secondo la NASA questi rilievi hanno il merito di porre in evidenza una situazione generale che non è lineare come ci si potrebbe immaginare. Gli equilibri che regolano l’atmosfera sono ben più complessi di quanto pochi numeri non possano far percepire e non basta fermare le emissioni per avviare un ciclo virtuoso. La NASA ha definito questa ricerca una vera e propria “lezione”: per arrivare a tagli strutturali delle emissioni ed a risultanze di lungo periodo occorre innescare nuovi modi di produrre ed infrastrutture pensate in modi differenti.
La riduzione di NO e NO2, ad esempio, è qualcosa che ha effetti diretti positivi, ma crea indirettamente squilibri che portano ad una minor capacità dell’atmosfera di rigenerarsi attraverso la riduzione di metano. Pesi e contrappesi, in un ciclo vitale tanto complesso quanto delicato: non basta modificare una variabile per ottenere il risultato desiderato, perché le conseguenze andranno a riverberarsi sull’intera catena con effetti non sempre lineari e prevedibili.
Non c’è blocco del traffico che regga o pandemia che possa rallentare nel breve periodo il corso degli eventi, insomma: per salvare il pianeta non basta limitarsi ad inquinarlo di meno, ma serve un ripensamento più organico di tecnologie, pratiche, organizzazione e politiche energetiche che porti a standard più solidi di quelli scritti con l’inchiostro simpatico sui documenti della COP26. La matematica non è un’opinione, ma i numeri raccolti dalla NASA potranno aiutare a corroborare movimenti d’opinione che son sempre meno marginali e sempre più radicati a livello globale.