L’Università Ben Gurion nel Negev (Israele) ha co-sviluppato, insieme alla società Sensifi, un naso elettronico basato sull’intelligenza artificiale. Questo dispositivo, che si chiama Sensifi come l’azienda, è in grado di rilevare i batteri presenti negli alimenti attraverso i composti organici volatili (COV) che emettono. Questo potrebbe essere utile per il controllo della qualità, il rilevamento di contaminanti o lo sviluppo di nuovi prodotti.
Sensifi è composto da piccoli sensori con elettrodi rivestiti di nanoparticelle di carbonio. Questi sensori possono identificare con precisione il tipo di batteri presenti negli alimenti, in quanto ogni ceppo ha un’impronta digitale VOC unica. Il Prof. Raz Jelinek, uno dei co-sviluppatori di Sensifi, afferma che “ogni batterio ha la sua personalità elettronica”. Si potrebbe dire che sia una sorta di DNA aromatico.
I segnali rilevati dai sensori vengono poi analizzati da un sistema dotato di intelligenza artificiale, che li confronta con un enorme database. Modi Peled, amministratore delegato di Sensifi, evidenzia il vantaggio della loro tecnologia: “I nostri nasi elettronici possono essere usati dalle aziende alimentari direttamente sui loro siti e possono dare i risultati in meno di un’ora”. Questo significa un grande risparmio di tempo per i produttori.
Tuttavia, questa tecnologia non è ancora stata adottata su larga scala. L’industria alimentare ha usato gli stessi metodi di analisi per 40 o 50 anni. Modi Peled dice che “finora l’AI non ha veramente integrato il settore dei test in questo mercato”.
Quali sono le sfide e le opportunità di Sensifi?
La tecnologia di Sensifi è molto innovativa, sia per la rapidità che per l’affidabilità. Ma ci sono anche alcune difficoltà. Vincent Peters, fondatore della società Inheritance AI ed esperto di intelligenza artificiale, si domanda se il sistema sia economicamente fattibile: “Lo sviluppo di una rete globale di piccoli rilevatori ci obbliga a considerare l’impatto sul modello economico del settore (…) L’attività sarà ancora redditizia se questa tecnologia dovrà essere implementata e mantenuta? I responsabili della catena di approvvigionamento la adotteranno davvero? E il margine di profitto?“.
Insomma, questa innovazione richiede un certo cambiamento in un settore che si basa da tempo sugli stessi processi. Non è una cosa facile. Ma se l’intelligenza artificiale potesse prevenire o ridurre le intossicazioni alimentari, ci sarebbe molto da guadagnare. Negli Stati Uniti, ogni anno 48 milioni di persone si intossicano per aver mangiato alimenti contaminati. Di queste, 128.000 finiscono in ospedale e 3.000 muoiono. Sono statistiche piuttosto preoccupanti, soprattutto per un Paese così sviluppato.