Colpevole! IsoHunt è colpevole di una sorta di “incitazione alla violazione del copyright”: in altre parole, il sito che indicizza i Torrent avrebbe indotto e contribuito alla violazione del diritto d’autore da parte dei suoi utenti, e la difesa di Gary Fung (fondatore e oggi CEO della società che sta dietro IsoHunt) non avrebbe fatto poi molto per rigettare le tesi sostenute dall’accusa. Ovvero dalle major cinematografiche al gran completo.
Il dispositivo di sentenza , che in gergo giuridico d’oltreoceano è definito “summary judgment” (ovvero non entra specificamente nel merito di ogni aspetto della questione, ma si limita a valutarla nel suo complesso escludendo anche il dibattimento in aula), contiene una sommaria descrizione del funzionamento delle reti P2P BitTorrent: l’aspetto più interessante, in questo caso, è che il tribunale non abbia voluto fare distinzioni tra i vecchi casi P2P (Napster, Grokster) e questo, equiparando in modo piuttosto semplificato le diverse tecnologie in gioco.
A complicare la vita a IsoHunt è stata la presenza di categorizzazioni e selezioni di contenuti sul sito: la lista “Top Searches”, quella dei film più scaricati e degli show televisivi più cliccati, sono state ritenute dal giudice come autentiche scorciatoie per l’infrazione del copyright . Le liste, assieme alla richiesta di fornire altri file .torrent , sono state ritenute dichiarazioni esplicite dell’intenzione di collaborare alla violazione delle leggi sul diritto d’autore: accolte inoltre le perizie dell’accusa, secondo cui il 95 per cento dei download disponibili sul sito riguarderebbero materiale coperto da copyright.
Sotto accusa c’è finito anche Gary Fung stesso, per via delle sue dichiarazioni pubbliche: le sue citazioni in materia di “furto” e “violazione della proprietà intellettuale” sono state lette come chiara consapevolezza dell’operato personale e del proprio sito , e a nulla è servito fare appello al Primo Emendamento (della Costituzione USA) per tentare di fare leva sul diritto alla libera espressione. Il riconoscimento in alcune interviste dell’esistenza di Torrent illegali sulla piattaforma e la consapevolezza che fornissero un chiaro polo di attrazione per il pubblico, gli interventi di Fung sui forum per consigliare software da scaricare per masterizzare film prodotti ad Hollywood, hanno fatto propendere il giudice per ritenere gli accusati responsabili delle proprie azioni rispetto al DMCA.
In questo caso, avendo ritenuto il tribunale Fung e IsoHunt nel suo complesso perfettamente consapevoli della violazione del copyright, ha anche rigettato qualunque ipotesi di “safe harbour”, ovvero di eccezione alla regola: non ci sono baie sicure per IsoHunt, non ci sono possibili attenuanti legate al suo ruolo di intermediaro (un concetto simile alla Normativa sul Commercio Elettronico europea, che mette ad esempio gli ISP al riparo dalle infrazioni commesse dai propri clienti) visto che il servizio offerto prevedeva e anzi incoraggiava alla circonvenzione del diritto d’autore.
IsoHunt paga dunque l’assenza di meccanismi di filtraggio (come il ContentID di YouTube), e il suo modello di business evidentemente improntato alla necessità di accogliere sempre più traffico per sostenersi con la raccolta pubblicitaria. Le parole di Fung avrebbero deliberatamente “incitato altri” a commettere infrazioni: le modifiche apportate in questi mesi al sito non solleverebbero nessuno dalla responsabilità di quanto avvenuto in passato. Così come il meta-tag “warez”, che più volte era possibile incrociare navigando le pagine di IsoHunt, metterebbe chiaramente in luce la cultura legata alla nascita e allo sviluppo del sito.
Ed è proprio questo il punto che rischia di fare “giurisprudenza” per altri casi di questo genere: il tribunale californiano che ha giudicato IsoHunt non è sceso nei dettagli della violazione del copyright, non ha ritenuto opportuno o necessario dimostrare l’effettiva violazione da parte di Fung, IsoHunt o dei suoi utenti delle leggi che regolano la proprietà intellettuale . La semplice constatazione della “malafede” dei fornitori del servizio in questo caso è bastata per emettere un verdetto di colpevolezza: è ragionevole sostenere che IsoHunt fosse al corrente delle attività illecite svolte attraverso le sue pagine, e dunque ogni protezione del DMCA è destinata a essere vanificata.
Infine, rigettato anche il tentativo (analogo per certi versi a quello adottato da The Pirate Bay nel suo procedimento in Svezia) di fare appello alle similitudini con altri motori di ricerca: Google e Yahoo! in testa. Il giudice ha respinto ogni richiesta di maggiori approfondimenti in tal senso, ritenendola poco attinente al caso. “La tecnologia (impiegata, ndr) dalla difesa non è altro che vecchio vino in una nuova bottiglia”: IsoHunt e BitTorrent non sarebbero altro che la nuova incarnazione di Napster e Grokster , e quindi vanno puniti.
La prossima udienza, fissata per l’11 gennaio, metterà probabilmente la parola fine a questa fase del procedimento. IsoHunt ricorrerà quasi certamente in appello , ma è indubbio che – a meno di un deciso cambio di strategia – difficilmente in queste condizioni l’esito possa cambiare. Resta in piedi nel frattempo l’ altro procedimento in terra canadese, da dove il sito e le attività di Fung operano: in quel caso si tratta di decidere se i Torrent siano di per se stessi legali. Ma questa, come si suol dire, sarà tutta un’altra storia.
Luca Annunziata