Non vestiranno il tradizionale costume da Babbo Natale, ma quest’anno gli uomini di Motion Picture Association , l’organizzazione che cura gli interessi delle major di Hollywood in tutto il mondo, porteranno un pacco regalo a quanti siano adusi a fare copie di film in prima visione direttamente nel buio della sala di proiezione. I “cattivi pirati” probabilmente non gradiranno : le intenzioni di MPA appaiono dannatamente serie.
“Operation Blackout”, questo il nome del programma-regalo, sarà “un’aggressiva iniziativa anti-pirateria” che si estenderà fino al 31 gennaio 2008 in 13 paesi della regione asiatica e dell’Oceano Pacifico. I paesi colpiti dal maglio antipirata saranno Australia, Cina, Hong Kong, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Nuova Zelanda, le Filippine, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Thailandia.
Analoga alla precedente “Operation Tripod” condotta nel periodo estivo, Blackout avrà come obiettivo la pirateria da cam per tutelare i blockbuster in uscita nella proficua stagione natalizia .
“Perseguire la registrazione illegale con la videocamera rimane una priorità per i nostri membri”, ha dichiarato il direttore regionale di MPA Mike Ellis, annunciando un ulteriore passo avanti nel contrastare la pirateria su Internet grazie al “perfezionamento delle nostre strategie per stanare i siti web” coinvolti nella distribuzione non autorizzata di audiovisivi.
Il varo di Blackout coinciderà poi con il lancio di un sito web rivolto ai manager delle sale cinematografiche, che assieme ad un corso su DVD avrà il compito di istruire il personale addetto su tutto quanto è necessario sapere per tenere lontani dalle sale i pirati cinematografici armati di videocamera. “Possiamo tranquillamente dire a tutti i pirati là fuori: è meglio che stiate attenti, è meglio che non ci proviate” ha aggiunto minaccioso Ellis.
E mentre in Asia fervono i preparativi per un Natale antipirata, MPAA , l’associazione che rappresenta gli studios negli States, deve vedersela con una spiacevole notifica di pirateria software a suo carico . Oggetto del contendere, il pacchetto software University Toolkit , pensato per monitorare l’attività di rete degli studenti e specificamente indirizzato alle università americane.
Il toolkit è basato su Linux Xubuntu , distribuito sotto licenza GPL: MPAA però non ha ridistribuito il codice sorgente modificato del software, condizione indispensabile di qualsiasi programma GPL. Cogliendo la palla al balzo, uno degli sviluppatori di Ubuntu ha cercato di contattare più volte l’associazione per chiedere la distribuzione del sorgente e, non avendo ottenuto risposta, ha inviato all’ISP di MPAA una notifica DMCA chiedendo la rimozione del software dal web .
Rimozione che, come dimostra con orgoglio Matthew Garrett – lo sviluppatore di cui sopra – è puntualmente avvenuta. Lo spyware degli studios , come lo definisce Cory Doctorow su Boing Boing , è stato vittima di quella stessa misura di costrizione legale già abbondantemente usata dall’industria per combattere la diffusione non autorizzata delle sue proprietà in rete. L’ ennesima dimostrazione del fatto che, pur di fermare i pirati, MPAA non disdegna il ricorso a mezzi di frontiera.
Alfonso Maruccia